Editoriale
Roma, come ogni estate i media ripropongono il dualismo Mourinho-Pinto: è un qualcosa che non esiste
AS ROMA NEWS MOURINHO PINTO – Ci risiamo. Come ogni estate, autunno, inverno e primavera, si ripropone il dualismo (secondo i media romani) tra Josè Mourinho e Tiago Pinto. Chiaro che lo Special One abbia definito la scorsa stagione quello della Roma un “mercatino”, ma la frecciata era riferita alla società che ha puntato più sui parametri zero che sugli acquisti veri e propri dei cartellini dei giocatori (solo i 7 milioni di Celik). E’ anche vero che Mourinho ha ribadito più volte come non avesse ricambi all’altezza, e aveva ragione, per far fronte all’emergenza infortuni e chiedeva dei rinforzi che non sono arrivati. Per poi concludere con lo sfogo di Budapest: “I miei giocatori meritano di più e anche io merito di più”. Posizione quella di Mourinho condivisibile e che tutto il popolo giallorosso ha appoggiato in pieno.
Ma quest’anno la musica sembra cambiata. Non c’è più un giocatore non voluto da Mourinho e preso lo ostinatamente da Pinto. Le scelte, semmai, sono condivise. Normale che lo Special chieda Sabitzer o Kamada, ma se i costi sono alti (infatti il giapponese è ancora senza squadra, mentre l’austriaco si è accasato al Borussia Dortmund per 19 milioni) la Roma non può spendere se prima non vende. Quindi diventa difficile arrivare a determinati obiettivi. Perchè? Semplice: questione di settlement agreement, il famoso patto con la Uefa per non incappare in riduzione della rosa in Europa, multe o addirittura estromissione dalle competizioni europee (ipotesi molto rara ma, visti i rapporti Uefa-Roma, non da escludere). D’altronde anche Inter, Milan e Juventus hanno sottoscritto lo stesso “patto con la Uefa” e infatti hanno dovuto vendere prima di poter acquistare. Ma vendere pesantemente. La Roma ha scelto una strada diversa, quella di non vendere i big ma gli esuberi o chi ha ormai finito di fatto l’esperienza in giallorosso (leggi Ibanez e Karsdorp).
E allora, che fare? Anche qui, la risposta è semplice: Mourinho fa una lista dei nomi per rinforzare determinati settori del campo e Pinto altri. Si confrontano i due, condividono idee e poi si trova un compromesso.
A Mourinho piace Morata? Ok, ma costa 21 milioni di euro e se non si cedono Ibanez e Karsdorp per almeno 35 milioni è difficile arrivare ad accontentare l’Atletico. Magari, più in là, quando gli spagnoli (si spera) abbasseranno le pretese, si potrà fare un tentativo. E allora è più facile arrivare a Scamacca, visto che il West Ham non chiude al prestito, purchè si inserisca un obbligo di riscatto. In pratica un assegno postdatato da versare se si verificheranno determinate condizioni.
E Renato Sanches? Era l’unico nome prendibile di un certo spessore. Pensate che Mou non lo conosca, avendo anche il procuratore in comune con il giocatore (Mendes)? E’ chiaro, anche qui, che lo storico degli infortuni non fa ben sperare, ma anche Smalling due anni fa preoccupava. Poi con la “cura Mourinho“, una sana dieta, allenamenti specifici e mirati, l’inglese ha giocato due stagioni intere, eccezion fatta per l’ultimo mese prima di recuperare per la finale di Europa League.
Vogliamo dire anche che Aouar e Ndicka non siano stati voluti da Mourinho? La prova provata è che lo Special One si è fatto addirittura una foto con gli agenti dell’ivoriano e il franco-algerino lo avrebbe voluto già dalla scorsa estate (nome poi riproposto da Mou a Pinto in inverno, invano). Quindi, in sostanza, perchè continuare con questo dualismo Mourinho-Pinto che i media romani (o alcuni) stanno proponendo ogni santo giorno quando in realtà non esiste?
Si lavora insieme, ci si confronta, si possono avere anche idee diverse, ma l’obiettivo comune è fare una Roma più forte. E non crediamo che arrivati Scamacca e Sanches (e forse più in avanti, chissà, anche Morata) i giallorossi siano più deboli o che Mou no li faccia giocare perchè “voluti da Pinto”. Semmai condivisi da Mourinho e Pinto. Ma vai a spiegarlo a chi, per interesse e per vendere qualche copia in più, e per far passare ore di palinsesto a qualche “radiolaro”, voglia creare spaccature tra i tifosi. Come sempre a parlare sarà Mourinho. E non rimaneteci male se dovesse rispondervi a tono. Non sarebbe la prima volta (sic!).
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