Camelia Ceasar

AS ROMA NEWS FEMMINILE CEASAR – Camelia Ceasar, portiere della Roma Femminile, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club e tra i vari temi trattati ha ripercorso la sua avventura nel club capitolino, soffermandosi anche sulle sue migliori parate.

La parata decisiva in Supercoppa Italiana dove la collochi?
“Uno può pensare che il rigore sia stato calciato centrale, questa è una parata importante perché ci ha permesso di vincere la coppa. Per me è al secondo posto delle parate più importanti”.

La parata in Roma-Pomigliano?
“Nel mio ruolo capita che per tanti minuti non devi fare una parata, è il bello e il brutto di giocare in una squadra forte, però quando sei chiamata in causa devi rispondere presente. È una parata bella, poi abbiamo vinto 1-0. Sto pensando a che punto eravamo in classifica, ma è dell’anno scorso mi pare. Per bellezza della parata, per tutto il percorso dico terzo posto”.

La parata in Roma-Bayern Monaco?
“È una parata diversa rispetto alla precedente, quella con il Pomigliano era preparata, con il Bayern Monaco è tutto istinto, arriva la palla e vai. Parata d’istinto in una partita importante, eravamo ancora sullo 0-0. Al di là della parata in sé, bisogna valutare i momenti della partita. Diciamo che la colloco al quarto posto”.

La parata in Roma-Barcellona?
“Questa è stata una bella partita, anche qua tutto istinto perché il pallone mi è rimbalzato davanti. Tra il primo e il quinto, non mi sento di metterla al primo posto, però stavamo già perdendo, per il primo posto deve arrivare qualcosa di più”.

La parata contro la Fiorentina?
“Qui eravamo agli sgoccioli del match, sarebbe stato un peccato prendere gol. È vero che stavamo vincendo solo 1-0, ma avevamo creato tanto e subendo poco in realtà. Prendere gol sarebbe stato veramente beffardo, ci sta che la metta al primo posto. Arrivi alla pausa nazionale che sei cotto, poi era uno scontro diretto con la Fiorentina, quindi va bene il primo posto”.

Ti viene in mente un momento che ti ha fatto pensare che forse avevate fatto un altro passo di crescita rispetto all’anno scorso?
“Sulle sensazioni che ho avuto in campo, ti dico la partita contro la Juventus. Stavamo vincendo 3-0 in quel momento, poi è finita 3-1. Nella mia testa, dentro di me sentivo questa forte consapevolezza che non avremmo perso in casa loro, una consapevolezza così forte della squadra fino a quella partita lì non l’avevo mai avuta. La Juventus ha sempre dominato il calcio italiano, ma se pensi che non avresti mai perso significa che stai lavorando bene. Penso anche alla gara contro il Bayern Monaco in trasferta, anche quella partita è stata molto simile a quella contro il Wolfsburg, abbiamo preso due gol ma poi dopo abbiamo ripreso una partita fuori casa dove eravamo sotto 2-0 e abbiamo rischiato di vincerla. Se ti fermi un attimo, capisci che la crescita c’è, abbiamo consapevolezza dei nostri mezzi e riesci a lavorare di più, dobbiamo abituarci a questo e andare ancora più forte”.

Come stai messa a globuli rossi? C’è un articolo degli anni ‘70 dove si diceva che le donne non erano adatte per il calcio.
“È un articolo ridicolo. Stai guardando una partita di calcio femminile? Guardala e non insultare, non è un problema. Se uno pensa che le donne non possano giocare va bene, ognuno può dire quello che vuole, però ti qualifichi per quello che sei. Ho iniziato giocare a 8 anni, ma fino a 15 anni non ho avuto preparatori specifici. Se vedo le ragazzine di oggi che hanno già il preparatore dei portieri penso che avranno tante possibilità in più in futuro, noi abbiamo strumenti in più che prima non avevamo. È normale che se penso a Bartoli, il nostro capitano, che arriva alla Roma e iniziamo a fare forza che prima non si era mai fatta, parliamo di sei anni e pensate a quanto siamo migliorate. Prima non facevamo forza in palestra, facevamo tutto sul campo, la figura del preparatore atletico è minore. A Roma abbiamo tanti preparatori, c’è attenzione sul lavoro del corpo, prima le condizioni erano completamente diverse, le esigenze non si conoscevano. Sembra una vita fa, ma in realtà sono appena sei anni”.

Le invidi un po’ le ragazzine che iniziano a giocare a calcio ora?
“Spero che possano rendersi conto della fortuna che hanno e che la sfruttino bene. Sono state fatte delle battaglie, delle lotte, degli scioperi importanti e spero non venga mai dato nulla per scontato, prima di te qualcuno ha lottato. Non le invidio nel senso che qualcuno avrebbe dovuto fare questa lotta, ero piccolina però ho partecipato in secondo piano. Dall’altra parte dico che sono fortunate e spero che se la prendano questa fortuna come responsabilità”.

Le persone che vedono una partita femminile all’Olimpico cosa si sono portate a casa?
“Noi come squadra ci siamo confrontate dopo il match e siamo state contente dei messaggi. Uno ci ha scritto dicendo che dopo il match si era fermato con un suo amico a bersi una birra e parlare della bellezza per la partita, altri ci hanno detto che erano venuti per curiosità e ora non si perdono una partita, è stato fatto qualcosa di importante. Se tu fai il tuo, te lo porti dietro. Da quella partita, ogni gara nostra era sold-out dopo due ore. Tutto questo è bello, ti fa capire che sei riuscito a conquistare il tifoso e non è facile fare questo nonostante tutta la passione che abbiamo messo. Ce la siamo giocata con serenità e voglia di fare bene”.

Le partite di Champions League al “Tre Fontane”?
“Nulla è scontato, penso che quello che abbiamo fatto sia stato dimostrare di poterci meritare un investimento di questo tipo ma non è scontato. Da questo punto di vista, la società c’è stata molto vicina. Non era dovuto fare un investimento del genere, ma avevamo fatto questa richiesta perché fare Roma-Latina per tutte le persone che volevano venire a tifarci è stato difficile. Penso che da una parte il percorso fatto dimostra che tu puoi chiedere, ma non è detto che ti venga dato. La società è presente e tiene al calcio femminile, ce lo dimostra e lo ha fatto venendoci a trovare prima della finale di Coppa Italia, è una società presente per noi e c’è tanta riconoscenza verso di noi”.

Come passi il tempo il giorno della partita?
“Quando giochiamo alle 21:00 non arriva più… ascolto tanta musica. Il giorno della partita ascolto un po’ di tutto, ho una playlist di una settantina di canzoni, che ascolto nel viaggio dall’hotel al campo. Personalmente, mi sveglio e sono tranquilla, se mi carico dalla mattina arrivo al match che sono morta (ride, ndr). Mi guardo una serie tv, mangio, mi riposo. Di solito, tra pranzo e merenda, abbiamo 3-4 ore e mi riposo, poi arriva la riunione ed entri in modalità partita”.

Che serie tv stai guardando?
“Ho da poco finito The Good Doctor, ora ne devo trovare una da iniziare, sono a corto di idee. Mi è piaciuto The Mentalist, Le regole del delitto perfetto, anche Suits”.

Qual è il piatto che ti viene meglio in cucina?
“Mi piace fare i risotti, di base i primi. A me piace il risotto con il radicchio e il taleggio”.

Ora devi disegnare il lupetto della Roma.
“A scuola prendevo 5,5 fisso a storia dell’arte, potevo fare tutte le verifiche di recupero ma prendevo sempre 5,5 le ho veramente tentate tutte. Ti piace come l’ho disegnato? Mi merito un 6?”.



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