Editoriale
Roma, i nostalgici di Pallotta colpiscono ancora. Lasciate lavorare Friedkin
NOTIZIE AS ROMA FRIEDKIN – Quante lacrime avranno versato i nostalgici di Pallotta in queste ultime settimane? Davvero tante, soprattutto ascoltando alcune emittenti locali della capitale. Dan Friedkin ha appena posto ieri la firma (e versato un sostanzioso bonifico di 591 milioni di euro) per acquistare la Roma e le solite truppe cammellate si sono affrettate a dire: “Dan non ha in mente un piano per il club giallorosso”.
Non cambierà mai questa città, dovremo essere sempre divisi su tutto. Evidentemente hanno capito che alcuni privilegi finiranno: chi in passato aveva aperto ristoranti e attività commerciali grazie al buon, vecchio, Jim sicuramente dovrà reinventarsi. E intanto attaccano Friedkin che, ricordiamo, ha salvato la Roma da fallimento certo. Perchè avere 330 milioni di euro di debito voleva dire questo.
Mentre la stragrande maggioranza dei tifosi è dalla parte di Friedkin, gli irriducibili pallottiani sputano veleno (e bile) contro il neo presidente giallorosso, reo di aver mantenuto un profilo basso e non fatto voli pindarici come i suoi predecessori (Di Benedetto: “Faremo diventare la Roma da principessa a Regina”, ndc). Friedkin ha parlato di senso di appartenenza, definendo la Curva Sud il simbolo della città (mentre qualcuno li aveva definito “fucking idiots”), ha chiamato la controllante della AS Roma “Romulus e Remus Investments”, rievocando la storica leggenda dei due gemelli cresciuti dalla lupa. Qualcuno fa anche ironia su questo, ma si commenta da solo. Poveretti sono e poveretti rimarranno.
Intanto siamo convinti che Friedkin debba avere il tempo necessario per attuare il suo piano a lungo termine, certi che alla fine sarà vincente. Come facciamo a esserne così sicuri? I fatti parlano per lui: 4,2 miliardi di dollari di patrimonio personale, mentre The Friedkin Group fattura ogni anno 9 miliardi. Sembra poco? Non sarà di certo uno sceicco stile Psg, ma sempre meglio di chi gestiva un ristorante di gnocchi. O no?
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