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Editoriale

Roma non è un ambiente difficile: è un’occasione. Ghisolfi lo capisca, o lasci spazio a chi sogna in grande

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AS ROMA NEWS GHISOLFI – “A Roma è difficile lavorare, perché si pretendono risultati immediati”. Così, parole più o meno testuali, Florent Ghisolfi, attuale direttore sportivo della Roma, si sarebbe lamentato nei giorni scorsi. Il solito disco rotto che torna ciclicamente, come se fosse ormai una clausola non scritta di ogni tesserato romanista: dare la colpa all’ambiente, ai tifosi, alle radio, ai siti, al cielo e alla luna. Ma basta, per favore. Siamo stanchi. E smettiamola di prenderci in giro.

Roma non è un ambiente difficile. È un ambiente anestetizzato

Monsieur Ghisolfi, parliamoci chiaramente: Roma è l’ambiente ideale per lavorare, e lo diciamo senza ironia. È una piazza dove non esiste una contestazione seria da anni, dove la curva applaude anche dopo sconfitte in partite cruciali, dove la passione è smisurata ma non si trasforma (quasi mai) in rabbia. Una piazza dove, se ti chiami Roma, e navighi tra il sesto e il settimo posto, nessuno ti assale, e anzi si cerca sempre una giustificazione: gli infortuni, il calendario, il FFP, il destino. In quale altra capitale calcistica accadrebbe una cosa simile?

Provasse a lavorare a Madrid, Parigi o Londra

Si metta nei panni di Ancelotti per un momento. Ha vinto più Champions che Ghisolfi ha stagioni in Serie A, eppure a Madrid, dopo l’eliminazione con l’Arsenal ai quarti, è stato messo in croce. Ha il palmarès di un re, eppure se non vince, lì, si va a casa. A Barcellona, un secondo posto è una tragedia. A Londra, un mese senza risultati e sei sulla graticola.

A Roma, invece? Si parla di “difficoltà ambientale” quando il massimo della critica è una diretta Twitch o un editoriale appassionato. Ma se anche tifosi, siti e radio spingono per vincere, dov’è il problema? Spingere per ambizione non è una colpa: è un dovere, in una città che merita ben altro che una vita da comprimaria.

Il calcio è pressione. Sempre. Ovunque.

Chi lavora nel calcio ad alti livelli sa bene che non esiste lavoro senza pressione. È parte del mestiere. È la differenza tra un dirigente qualsiasi e uno vincente. È facile accettare il ruolo quando c’è da firmare contratti, partecipare a eventi, incassare stipendi. Ma costruire una squadra per vincere, reggere le aspettative di una tifoseria passionale e affamata, è il vero banco di prova. Se questo pesa troppo, allora Roma non fa per voi.

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Basta alibi. Basta slogan. Roma vuole solo una cosa: vincere

Roma non è difficile. Roma è esigente, sì. Ma giustamente. Perché questa città non ha mai chiesto la luna, ha solo chiesto che la squadra rispecchiasse la sua passione. Ha applaudito le sconfitte in finale, ha pianto per un rigore a Budapest, ha fatto il tutto esaurito anche in Europa League. Ma non accetterà più di essere trattata da problema.

Ghisolfi, se davvero vuole lasciare un segno a Roma, lo faccia costruendo una squadra per vincere. Non per giustificarsi. Perché Roma è un treno che passa una volta sola, e chi non lo prende, può solo guardarlo sfrecciare via.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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