Editoriale
Roma, tutti gli errori imperdonabili di Pallotta
Fuori dalla Coppa Italia, quasi fuori dalla qualificazione in Champions League con l’attuale quinto posto, virtualmente a 6 punti dall’Atalanta (che ha una partita in meno). Solo prendendo in considerazione questa stagione.
Se si va indietro nel tempo, nel 2018/2019 la Roma è uscita dalla Coppa Italia ai quarti di finale perdendo 7-1 contro la Fiorentina (match che grida vendetta), fuori dagli ottavi di Champions League con il Porto, l’esonero di Di Francesco poi sostituito da Ranieri e il conseguente sesto posto. Solo la rinuncia all’Europa League del Milan ha fatto accedere i giallorossi direttamente alla fase a gironi, altrimenti sarebbero dovuti essere playoff.
Andando indietro nel tempo, con l’arrivo di Monchi alla Roma, le cessioni di Salah, Alisson, Nainggolan, Strootman, Rudiger (tanto per ricordarne alcuni) e molti rimpianti per quello che doveva essere e non è stato. Di Francesco è stato messo nelle peggiori condizioni di lavorare e la Roma doveva vendere anche dopo aver incassato una cifra record di oltre 90 milioni per il raggiungimento della semifinale di Champions League.
Intanto la Roma acquistava Olsen (non da grande squadra), Pastore (non da Serie A) e mezze figure che non hanno sostituito adeguatamente i partenti. I debiti sono aumentati a dismisura, tant’è che la continuità aziendale (con tanto di prestiti dalle banche) è stata garantita mettendo in garanzia i diritti televisivi. Questo prendendo in esame solamente gli ultimi 3 anni in cui il presidente Pallotta ha disintegrato la squadra che avrebbe potuto lottare per lo scudetto mantenendo i migliori, pur vendendo qualche esubero, senza offrire contratti faraonici a giocatori il cui rendimento non è stato all’altezza.
In conclusione, la gestione di Pallotta è stata da dilettante allo sbaraglio. L’ombra di Baldini non ha fatto altro che estinguere la romanità che aveva in rosa la Roma (vedi gli addii di Totti e De Rossi e ora Florenzi), mentre Baldissoni, finora, ha fallito su tutta la linea per portare in porto la vicenda stadio. Ma si sa, al peggio non c’è mai fine, almeno finchè la Roma non verrà venduta a chi la vuole fare davvero grande, senza andare avanti con plusvalenze, progetti stadio su aree improponibili e cessioni su cessioni per indebolire la rosa e non per renderla competitiva.
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