AS ROMA NEWS MILAN ROSELLA SENSI – Rosella Sensi è stata intervistata da Sky Sport alla vigilia del quarto di finale di Europa League di ritorno contro il Milan. Queste le sue parole:
Qualcosa si vedeva che De Rossi sarebbe diventato l’allenatore che poi ha dimostrato di essere.
“Io credo che non si tratti soltanto di ruolo, ma anche di carattere, predisposizione, impegno e costanza. Lo dimostrava già in campo come giocatore. Sono doti che si acquisiscono e si possono riflettere sulla gestione della squadra futura”.
C’è un aneddoto su De Rossi?
“Ce ne sarebbero tanti. Ricordo che una volta ci incontrammo da me perché mi doveva parlare perché non era d’accordo su una cosa. Io gli dissi che secondo me sbagliava lui, alla fine avevo ragione io per una volta e siccome sono una donna ed ho un caratteraccio l’ho rincorso per farglielo notare. Ma non era sbagliata la sua opinione, c’era una diversità di opinioni”.
Quando a Roma si parla di AS Roma c’è sempre emozione quando viene nominata la famiglia Sensi. Questo passaggio dal presidente Mecenate come è stato Franco al passaggio dei fondi e queste proprietà straniere che effetto le fa?
“Penso che il calcio si evolva come si evolve tutta la società, siamo in un mondo globalizzato con internet ed i social che influenzano la gestione societaria. Oggi i Mecenati non esistono quasi più. Da figlia e da tifosa romanista il ricordo di mio padre è sempre uno di sentimenti e di passione che c’è sempre e lo ricordo con immenso amore”.
“Quando arriviamo col pullman allo stadio e vedo i tifosi della Roma vorrei abbracciarli ad uno ad uno” diceva Franco Sensi.
“Lui il giorno dello scudetto, quando io ero salita da lui dopo il terrore di perdere fino alla fine, lui disse di avercela fatta e di averli fatti contenti, quindi il suo primo pensiero era per i tifosi”.
Chi le piace tra i giocatori di adesso?
“Me ne piacciono diversi, prima di tutto la squadra. Mi piace Pellegrini, Dybala, Lukaku, El Shaarawy, i difensori, mi piace molto Svilar anche se Rui Patricio aveva fatto il suo”.
Secondo lei questo gruppo, anche se i romani sono sempre meno, ha comunque i valori. Il livello di empatia che c’è con i colori della Roma è sempre alto vero?
“Non è colpa della Roma, è colpa del sistema calcio che porta ad avere più giocatori stranieri. Il livello di empatia è vero è alto. Sempre un piacere andare allo stadio negli ultimi anni rispetto a quando c’era la precedente società. Ricordo un mio giocatore, Candela che non era italiano, ma era un romano a tutti gli effetti. Roma pervade anche di questa romanità gli stranieri che diventano romani anche loro”
Il ct che sarà sulla panchina dell’Italia agli europei è stato portato nel grande calcio proprio dalla famiglia Sensi.
“Diciamo che c’era anche mio padre, Pradè, ,Conti, bisogna riconoscere i meriti a chi c’era. Era una Roma molto preparata e con un grandissimo gruppo. Ricordo le undici vittorie consecutive del primo anno di Spalletti che resero i tifosi soddisfatti e felici”.
C’è qualcosa a cui fare attenzione nel ritorno contro il Milan? La Roma perde Cristante.
“C’è Bove a proposito di romanità. Domani devono partire senza dare per acquisito il risultato sennò non si va da nessuna parte. Il Milan viene per ribaltare il risultato e dobbiamo giocarcela come sappiamo fare”.
Dopo lo spavento per Ndicka, un po’ di concentrazione is può perdere quando si è davanti a paure così grandi?
“Si tratta di vita, di un giocatore che era un compagno o un avversario che non si sa cosa abbia, applaudo il comportamento dei giocatori dell’Udinese e del pubblico. Sospendere la partita penso sia stato normale e concentrare l’attenzione su questo ragazzo. Oggi De Rossi ha dato che è una cosa normale e non capisce questi commenti così positivi, ma io penso che il calcio abbia bisogno anche di questi messaggi di unità e di solidarietà”.
Il problema del Milan all’andata è stato psicologico?
“Io ribalterei questa domanda con una risposta diversa. Penso che l’approccio della Roma abbia sorpreso i giocatori del Milan che si sono ritrovati a doversi adeguare a quello che stata la partita della Roma. Ma i nostri giocatori sono stati più bravi”.
Lei quando era presidente chiedeva la formazione all’allenatore? Non c’era curiosità?
“La curiosità era a mille. Ma come mi ha insegnato mio padre credo che il momento della partita vada lasciato all’allenatore che doveva essere libero e sereno e non poteva avere pressioni da parte del presidente”.
C’era qualche giocatore che si veniva a lamentare quando non giocava?
“Non trovavano terreno fertile con me, noi abbiamo per abitudine difeso i nostri allenatori e se non giocavano i giocatori vuol dire che non se lo meritavano”.
Da presidente della Roma, la partita contro il Milan era particolare? Capello diceva che arrivare a San Siro era sempre problematico.
“Lui lo viveva da ex milanista. Roma Milan, Inter o Juve sono sempre state partite di cartello perché la Roma era sempre nei posti giusti dove doveva essere e queste partite suscitavano quindi un’attenzione maggiore”.
Quando si parla di Europa si parla della storia europea del Milan, ma la Roma è diventata una grande in Europa.
“Assolutamente si. Lo dimostrano le due finali di cui una vinta con Mourinho”
Soffriva più prima da presidente o più ora da tifosa?
“Quando si è tifosi si è tifosi da presidente, da tifosi, da mamme da tutto, si soffre sempre”
Lei fu molto brava a consolidare un gruppo di lavoro. Lasciò la parte calcistica a chi ne sapeva. Lei seppe delegare e distribuire le competenze.
“Eravamo un gran bel gruppo e così si vince. Facevamo delle grandi riunioni in cui ognuno portava il suo”.
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