ULTIME NOTIZIE AS ROMA BOLOGNA SABATINI – Walter Sabatini, ex direttore sportivo della Roma e attuale dirigente del Bologna, ha parlato a Il Tribunale delle Romane in occasione della sfida di domenica tra i rossoblù e i giallorossi:
“La Roma è una squadra forte e che ha giocato per un lungo periodo un calcio bello. Fonseca per quello che ho visto fare a Roma lo confermerei, anche se non so le diatribe interne. Non conoscevo Tiago Pinto prima che arrivasse a Roma. Non abbiamo un’esigenza di parlare con la Roma, né loro hanno bisogno di parlare con il Bologna. Anche se abbiamo dei giocatori che potrebbero stare tranquillamente in giallorosso. Tomiyasu lo consiglierei sia alla Roma che alla Lazio, ma non ve lo do perché è troppo forte. Lavorare con Mihajlovic? Il suo percorso al Bologna è stato in concomitanza al mio arrivo, si è consolidato un rapporto di grande umanità e amicizia. E’ un grande allenatore. Riesce a sollecitare sempre la squadra. Mihajlovic è sotto contratto con il Bologna per altri due anni e non credo che possa pensare ad altre soluzioni, anche se il calcio è sempre imprevedibile. Se ci fosse un’offerta di un grande club come potrebbe essere la Lazio ci penserebbe. Roma-Bologna? Sappiamo di giocare contro una squadra più forte di noi ma il Bologna darà battaglia. I nostri giocatori ricordano i cinque gol all’andata, vorranno rispondere con orgoglio. Pastore è uno dei miei grandi rammarichi, che è venuto nella Capitale in queste condizioni: stando bene avrebbe potuto regalare una gioia alla Roma”.
Cosa ti aspetti da Dzeko a fine anno? Gli avresti tolto la fascia?
Mai, è una cosa interna alla Roma ma non si toglie la fascia a un giocatore come Dzeko. Non può aver fatto una cosa talmente grave da essere degradato. E’ un grande professionista, l’ha dimostrato anche ieri sera in campo.
Manca un uomo di campo come lei alla Roma? Cosa ne pensa del suo collega Pinto?
Tiago Pinto non è un mio collega, faceva altro nella sua società fino a poco tempo fa. Se non hanno preso un ds ritengono evidentemente che Pinto possa fare entrambi i ruoli e l’hanno valutato bene. Ma un frontman credo che serva per fronteggiare tutte le situazioni. Ogni volta che uscivo da Trigoria dovevo fronteggiare sempre i tifosi, non in senso negativo, ma perché volevano da me spiegazioni sulle sconfitte o sui giocatori che non funzionavano. E’ una piazza a cui vanno date spiegazioni quando richiesto. Vedo il silenzio in questa Roma che non mi sembra corretto verso la città. Io ho mio figlio che è della Roma, conosco bene i tifosi. Va dato un interfaccia, qualcuno che possa assecondare le richieste.
Perché è andato via?
Non coglievo più un dialogo costruttivo con Pallotta, ecco perché sono andato via.
Si è espresso con termini entusiastici su di lei…
Sì anche se in quella fase l’entusiasmo era di meno. Non è riuscito a fare il presidente, probabilmente avremmo dovuto aiutarlo dall’interno. Roma non è una città raggirabile. E’ troppo generosa ed esposta. Io non raggiravo nessuno, mi comportavo con tutti bene.
Lei ha fatto firmare un contratto ad Allegri che doveva vincolarlo alla Roma anni fa?
Allegri non l’ha onorato come sapete, ha deciso di andare alla Juventus. Gli avevo consigliato di lasciare il Milan, poi ha deciso di non venire e pazienza, poi la Roma si è organizzata con altri tecnici come Garcia, Spalletti…
L’arrivo di Spalletti è stato uno dei motivi di discussione interna…
Per mio costume personale ho sempre protetto i miei allenatori, in quel momento c’era Garcia e l’ho protetto, poi è venuto fuori che non volevo Spalletti ma non era vero. Ho voluto proteggere l’uomo delle dieci vittorie consecutive. Non c’entra Spalletti in questo, ma quando in una società ci sono tre centri di pensieri io non c’entro più niente.
Baldini è uscito di scena…
Baldini come persona fisica era un investimento per la Roma, ma nel ruolo che gli ha dato Pallotta era una sciagura. Quando mai un ds deve lavorare con un presidente che ha un suggeritore? Non esiste, non parliamo di Baldini come persona ma il ruolo attribuito che era nefasto, non lo sopportavo.
Crede nella nuova gestione americana? La convince?
Non li ho ancora sentiti parlare. Il silenzio è oro, anche io sono un uomo che si ciba di silenzio, ma dovrebbe avere un termine. Devi confrontarti con i tifosi, dicendo chi sei.
Cosa manca al calcio italiano?
La Roma ha giocato ieri contro una squadra formidabile, i giocatori dell’Ajax giocano con la tranquillità di poter perdere, sono tutti ragazzi giovani, li ritengo avversari difficilissimi. Il ritorno la Roma lo gioca con stress mentre loro staranno tranquilli perché sanno di poter perdere. In Italia non si può giocare così. Una sconfitta genera una reazione a catena. All’Ajax i giocatori vanno in campo sapendo che se sbagliano una partita non succede niente. Al ritorno giocheranno il loro calcio senza alcuna paura, sono avversari da prendere con le molle.
Fonseca ha ricordato lo sfogo che ebbe Luis Enrique prima di lasciare la Roma. La Capitale è un posto così difficile?
Sì, lo è. Non solo per la Roma, anche per la Lazio. C’è una pressione inferiore ma c’è. Non credo che esistano tifosi più generosi di quelli della Roma. Si sovrappongono troppe opinioni. E’ un proliferare di accuse e contraccuse, è un ambiente difficile ma auguro a tutti i professionisti di provarlo. Fonseca deve sopportare e resistere, ha dimostrato di avere idee chiare. Ha giocato un calcio importantissimo. Mkhitaryan è uno dei giocatori che determina più di tutti in Serie A. C’è stato questo collasso interno dovuto al litigio con Dzeko che ha condizionato gli altri giocatori. Lavorare a Roma è difficile.
Hai seguito un giocatore della Roma come Ibanez, prima che arrivasse alla Roma. Un giudizio su di lui? Come mai la Roma è settima in classifica? L’acquisto di cui vai più fiero e il giocatore che non avresti mai voluto vendere?
Tanti non avrei voluto vendere ma tanti era necessario, perché i conti di un club devono essere a posto. Il problema è incassare la plusvalenza e tenere la squadra competitiva. Pastore è l’acquisto di cui sono stato più fiero perché al Palermo era un colpo di fortuna, mi sono piazzato a Buenos Aires e ho parlato con la madre, con il procuratore. Finché non ha firmato il contratto non mi muovevo da Buenos Aires. Vedevo in lui qualità difficili da trovare nel calcio.
Partire dal basso è funzionale?
Alcuni lo considerano la piaga del calcio moderno, io la considero una necessità. Per non partire dal basso devi avere Dzeko e Lukaku davanti, se non ce l’hai devi partire dal basso. Sono un fautore, è una necessità per tante squadre.
La trattativa più difficile o quella non riuscita?
Mkhitaryan volevo portarlo alla Roma anni fa ma non sono riuscito nemmeno ad avvicinarmi, trattare con lo Shakhtar era complicato. L’alibi della piazza? Non è una scusa, si descrive l’ambiente. Non accampo scuse, ho vissuto il rammarico di non aver vinto. Avrò sempre un’angoscia irrisolvibile per non aver vinto qualcosa con la Roma e non me lo perdonerò mai.
Ha visto la serie su Totti? Quest’anno nel mercato potremo vedere Sabatini che incrocia la Roma?
Non la incroceremo perché la potenza della Roma è prorompente e come disponibilità è superiore al Bologna. Non l’ho vista perché mi ripristina degli stati d’animo e penso che sia sconsigliabile. Non sono l’uomo che ha fatto smettere Totti ma quello che gli ha consigliato di smettere. Pubblicamente gli ho chiesto scusa perché non avevo capito che voleva ancora giocare a pallone. Gli avevo detto di smettere prima di essere debole e fragile sulle gambe, ma poi gli ho chiesto scusa. La serie non la vedo perché c’è troppa Roma dentro, è una tortura. Faccio tanti auguri a De Rossi che è stato colpito dal Covid, tutti i romanisti ma anche la mia famiglia è affezionata alla famiglia De Rossi. Alberto ci ha tranquillizzati dicendo che è tutto sotto controllo.
E’ più difficile lavorare con Pallotta o Lotito?
Lotito è un presidente fantastico, gli dicevo sempre che era il presidente delle cose difficili perché quelle facili non le sapeva fare. La gestione Lotito era reale e fatta sul posto, quella Pallotta era meno impegnativa per lui.
Maquinhos, Paredes, Rudiger, Alisson, Salah, Florenzi… Giocano tutti in Champions ora…
Conferma che sono stato molto fortunato. Le plusvalenze non erano un’esclusiva responsabilità di Pallotta, magari c’era un po’ di vanità da parte mia perché vendendo si otteneva prestigio. Gli amministratori che tenevano i conti però mi sollecitavano tanto per incassare soldi. Non era Pallotta in prima persona ma c’erano persone che sollecitavano.
Sarri è l’uomo giusto per la Roma?
E’ l’uomo giusto per chiunque perché è un grande allenatore, è un’alternativa per tutti. Lasciate in pace Fonseca perché non è detto che debba essere cambiato, magari vince l’Europa League.
C’è stato qualche giocatore che ha rimpianto?
Ce ne sono molti, ma non per il prezzo pagato ma perché magari non erano bravi. Quando ho visto giocatori non all’altezza ho provato una forte vergogna.
Doumbia?
Certo che sì, ho fatto una ca**ata, eravamo alla ricerca disperata di un attaccante e l’ho fatto ricordandomi del Doumbia originale, poi invece qua è arrivato un altro giocatore. Ha fatto due gol fondamentali, col Sassuolo e col Genoa. Ci sono tanti giocatori che a volte hanno fatto una sola cosa che hanno giustificato un acquisto sbagliato. Cito ad esempio Iturbe, quando l’ho preso c’era un’euforia popolare perché aveva fatto molto bene al Verona. Ho detto che me lo sentivo che stavo facendo una ca**ata. C’era anche un antagonismo con la Juve, volevo inorgoglire i tifosi della Roma. E’ un errore psichico. Iturbe quando abbiamo giocato uno spareggio per andare in Champions con la Lazio, al derby ha segnato, in quel momento quel giocatore mi ha ripagato di un’idea di me stesso che era diventata veramente bassa.
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