Davide Santon

Davide Santon continua a raccontarsi, durante la quarantena, sui social. In un’intervista Instagram curata da LupeBasket, il terzino della Roma ha ripercorso i suoi anni all’Inter, tornando poi sui suoi obiettivi con la maglia giallorossa. Queste le sue parole.

Preferisci giocare a destra o sinistra?
Mi trovo bene da tutte e due le parti. Dipende da dove mi mette il mister. Quest’anno mi sto trovando abbastanza bene sulla destra.

Hai segnato solo un gol, perché?
Perché quando arrivo vicino alla porta, sbaglio (rido, ndr). Non è semplice, potevo fare qualche gol in più, ma l’importante però è che vinca la Roma.

Ti stai allenando in questo periodo?
Sì, ci stiamo allenando da casa. Abbiamo allenamenti tutti i giorni. Oggi però riposo. Ci fanno allenare. Ora stanno decidendo se e quando si possa riprendere.

Ti mandano dei programmi?
Si ognuno ha il suo programma personalizzato. Ci alleniamo per mantenerci in forma. Meglio tenere una buona condizione fisica anche in questi giorni che stiamo a casa.

Qual è il rimpianto più grande della tua carriera?
Non è neanche un rimpianto ma sono stato un po’ sfortunato perchè ho avuto un infortunio grave quando stavo avendo l’esplosione ai massimi livelli. Quello mi ha condizionato un po’ la carriera. Non sei mai tranquillo. Quello è stato un colpo che ho sentito. Rimpianti però no perchè ho sempre dato il massimo. Ci sono dei momenti in cui va male, altri in cui va bene, ma l’impegno ce l’ho sempre messo.

Compagno che scherza di più?
Prima che andasse via era Florenzi. Ora ci sono Pellegrini, Cristante, Spinazzola, Mancini. Un po’ ce ne sono che fanno ridere. Anche da casa abbiamo le chat e dei messaggi ce li scriviamo.

Com’è Kolarov nello spogliatoio?
E’ un vero professionista, il numero uno.

Vorresti rimanere a Roma?
Certo che voglio rimanere a Roma. Qui sto bene e ho il desiderio di vincere qualcosa con questa squadra. Si sta benissimo. La città è stupenda. Si può passeggiare la centro o in spiaggia, ci sono tante cose da fare. Il clima è sempre molto bello.

Che emozione hai provato a scendere in campo a 18 anni e trovarti di fronte Cristiano Ronaldo?
Essendo così giovane ero anche un po ingenuo. Non mi rendevo conto dell’importanza di quella partita. Tre o quattro mesi prima giocavo alla Playstation con lui. È stata un’emozione particolare. La soddisfazione più grande è stata che lui a fine partita mi ha abbracciato e mi ha fatto i complimenti.

Com’è gestire a 18 anni tutta questa crescita?
Io non mi sono mai montato la testa, sono sempre stato umile e non vedo il motivo per montarsi la testa. Noi calciatori siamo gente come gli altri. In Italia si tende tanto a far tanti paragoni. Le persone prima di essere dei campioni devono dimostrare. Se io a 18 anni ho fatto un anno fantastico non significa che sono un campione. Negli anni si vedono i campioni. Ce ne sono pochi. Tutti bravi giocatori ma campioni ce ne sono pochi e quelli si vedono. Fanno la differenza quando conta. Quando un ragazzo fa bene bisogna lasciarlo crescere con tranquillità. Ci vuole del tempo.

Anche i giocatori di calcio sono invasati con le scarpe?
Ogni giocatore ha il suo sponsor. Bisogna vestirsi in base a quello. Ogni mese escono nuove scarpe e da quel momento devi indossarle. Dipende da quello che ci dice lo sponsor e da quello che ci mandano.

Segui il basket?
Non tantissimo. Ogni tanto mi capita su Sky Sport. Guardo poco e poi cambio. Mi piacerebbe però andare a vedere una partita dal vivo, non l’ho mai fatto. E’ uno sport che comunque mi piace.

Perché il numero 18? Che altro numero avresti scelto?
Ma non lo so. Bisogna vedere i numeri a disosizione. Il 18 era disponibile, poi era il 2018 e quindi ho scelto quello. Non avrei idea di quale altro numero avrei potuto prendere. Il mio fortunato è il 17. Durante la carriera mi ha portato fortuna. L’ho anche tatuato. Il mio primo scudetto era il diciassettesimo per l’Inter, poi ci sono anche altri avvenimenti importanti legati a questo numero.

Come è stata l’esperienza in Inghilterra?
All’inizio parlavo zero inglese, è stata dura, ti devi abituare a tutto. La maggior parte delle volte piove. Newcastle però mi è rimasto nel cuore. Ho conosciuto mia moglie e ho bei ricordi di quel periodo. Mi ha cambiato tutto andare lì. Sono rimasto affezionato alla città. Una volta all’anno vado a visitarla. Mi sentivo a casa. Ci si ambienta e sono stato bene.

Com’è Mourinho?
Ci sono legato perché ha sempre creduto in me e mi ha lanciato nel grande calcio. E’ stato un grande motivatore che è riuscito a farmi rendere sempre al cento per cento. Come persona mi ha aiutato tantissimo. Posso solo ringraziarlo.

Hai un mental coach?
Sì, ne ho ancora uno. Ci sentiamo al telefono e facciamo sempre qualcosa insieme. Facciamo visualizzazioni, pensieri, cerchiamo di pensare sempre a cose positive, soprattutto in questo momento.

Dzeko capitano?
Edin è una grandissima persona, sono fiero di giocare con lui. Posso dire che sta facendo bene il suo ruolo di capitano.

Con chi passeresti la quarantena?
Con Florenzi e Pellegrini a giocare a Call of Duty.

Florenzi viene ceduto?
Ci sentiamo ogni giorno e parliamo di tutto, tranne che di mercato. Anche perché ancora non si sa quando si rientra e siamo tutti in stand-by.



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