Il tecnico della Roma Luciano Spalletti è intervenuto attraverso i microfoni dell’emittente radiofonica ufficiale del club giallorosso. Queste le sue parole:
Ci stiamo avvicinando alla Festa della Famiglia.
Basta parlare della gravità e del momento che stanno attraversando le persone e diventa facile farla diventare un’amichevole importantissima. Dobbiamo fare squadra, lo siamo per le partite di calcio, per fare il gruppo giusto e creare i presupposti correnti per qualsiasi avversario, ed è uguale anche adesso. Noi con il pubblico dobbiamo fare squadra per aiutare queste povere persone che hanno perso quasi tutto e si vedono il futuro distrutto se nessuno gli va incontro.
Anche i ‘vip’ sentono questo dramma
Si respira la stessa area dentro lo spogliatoio perchè non si parlava di altro. Si perde di vista il lavoro, l’attenzione è solo per la sofferenza delle persone. Uno viene trascinato per i capelli dentro quello dolore e diventa facile avere una reazione corretta.
Hai avuto una reazione emotiva in famiglia?
L’ho sentita in diretta, quando ero nel letto di casa mia. Ero sveglio, mi sono accorto di quello che stava succedendo. Subito il pensiero è andato a cercare ciò che fosse successo perchè avevo capito che la forza era devastante. Il giorno dopo inizi a telefonare per sapere notizie corrette, per sapere di amici e informarsi su quella che era la situazione in quel momento.
La vicinanza è un passo in più per aiutare…
Certo, bisogna avere questo traino per migliorare sempre quello che capita intorno. Bisogna avere la forza di rendersi conto di quelle che sono le cose che possono aiutare. Anche quando tutto è contrario, avere qualcuno vicino può essere la scintilla della ripartenza. A me è capitato passare dall’Aquila dopo il terremoto, e si percepisce quale sia ancora il ricordo, il pensiero che va a quei giorni. Rimangono popoli e paesaggi segnati da qualcosa che non dovrebbe succedere.
Ci si conosce tutti quanti in questi Paesi, lei anche viene da una piccola cittadina…
E’ ancora più difficile, perchè mentre i nostri figli sono abituati a spostarsi, noi siamo cresciuti con quella visione lì, con quel contatto. E ritrovarsi in situazioni diverse crea enormi disagi. In una società dove difficilmente ci troviamo d’accordo per qualcosa, in questo momento qui dobbiamo essere uno squadrone fortissimo e tutti uniti verso la stessa direzione.
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