Leonardo Spinazzola

ULTIME NOTIZIE AS ROMA SPINAZZOLA – Leonardo Spinazzola questa sera è ospite della prima puntata di Ti Sento, programma in onda su Rai 2. 

Questa timidezza davanti alle telecamere è anomala per un personaggio come te, esposto mediaticamente moltissimo. Ci stai comodo nella tua timidezza?
“Sì, mi piacerebbe essere più sotto traccia. Vorrei andare in giro tranquillo, mi vergogno quando mi vengono a chiedere le foto e tutti mi guardano. Ogni volta che faccio un’intervista non mi riguardo mai”.

Da cosa deriva?
“Dal mio carattere, forse, non so.”

Come sei messo con il disegno?
“Malissimo, scrittura anche malissimo”.

L’ingrediente che ha fatto della Nazionale una squadra è il rapporto tra di voi
“Verissimo, è stata la cosa più bella”.

Come si fa comunità con gli altri giocatori?
“Tutti devono conoscere il proprio ruolo, non devono avere l’idea di essere protagonisti più di altri. Tutti alla pari. Questa è una cosa importante”.

In tutti i gruppi di lavoro si maturano simpatie, antipatie
“Il mister ha tanto merito, insieme al suo staff. Ci ha trattato nella stessa maniera”.

Come ti chiamava?
“Leo, Spina, variava”

I tuoi compagni?
“Spina”

Ti piace?
“Meglio di Spinazzola, lo odio. Non mi piacere chiamare la gente che conosco per cognome, sembra un tenere un distacco. Spina va bene, Leo mi fa felice”.

Quali sono le persone con cui sei entrato maggiormente in empatia?
“A parte Cristante e Mancini, con cui giochiamo da tanto insieme, dico Toloi. Ho stretto anche con Locatelli, Berardi”

Qual è il sentimento che ti lega a loro: la stima o il voler bene?
“Passi delle cose che ti porterai per tutta la vita, alla fine vuoi bene a tutti. Il giorno dopo la finale e i festeggiamenti, nessuno voleva andare via e tornare a casa. Con questo infortunio ho provato emozioni incredibili. Fino alla gara con il Belgio volavo, stavo benissimo in campo, mi sentivo fortissimo. Dopo l’operazione, la semifinale, la finale, abbiamo vinto e fatto un pezzo di storia per me è tutto amplificato”.

Tuo papà cosa è stato per te?
“C’è sempre stato, lavorava ma quando tornava facevamo la lotta sul letto, come fa ora con mio figlio”.

Qual è una caratteristica che ti accomuna a tuo papà e cosa ti differenzia?
“La bontà ci accomuna, lui forse è troppo buono. L’equilibrio ci differenzia, io crescendo l’ho trovato, lui un po’ meno”.

Come si trova l’equilibrio?
“Dalle batoste, dai muri in faccia, dagli infortuni, dalle piccole esperienze”.

L’esperienza maturata nel calcio ti è stata utile nei rapporti interpesonali?
“Sì, sapendo che viviamo in mondi diversi. Non sanno alcune situazioni, cosa che io e mia moglie sappiamo di più. Nel calcio, sono parito molto presto, sono dovuto crescere molto prima”.

Sui videogiochi
“Avevo 3-4 anni quando giocavo con mia madre a super Mario, per esempio”

Che mamma è e che mamma è stata?
“Solare come me, mi rivedo in lei, sempre presente, tosta, una con gli attributi, una donna”.

L’amore dei tuoi genitori che modello è stato per te? Questo è applicabile con tua moglie?
“Me lo ritrovo. Siamo famiglia anche con le mie sorelle, forse anche troppo. Siamo affiatati e noi siamo uguali con i nostri figli. Andiamo al parco insieme, quando posso vado a vederlo al campetto giocare. Vorrei amare i miei figli come sono stato amato dai miei genitori”.

Ti è mai capitato di deludere i tuoi genitori?
“A scuola per esempio. Andavo malissimo, male alle medie, avevo un carattere acceso. Rispondevo a tutti, rispondevo male sia ai professori e sia ai mister. Meno male che me ne sono andato, mi hanno dato delle regole. Prima si cresceva in mezzo alla strada dove giocavo con gente più grande di me, anche di 10 anni. Forse usavo qualche parolina che sentivo da loro”.

Sei contento di ciò che sei diventato?
“Molto, sto bene con me stesso”.

Viene detto a Spinazzola di scrivere una parola chiave su una lavagnetta
“Equilibrio”.

Come mai?
“La mia parola di ora. Tutti i giorni devo essere equilibrato. Ho avuto la fortuna di trovarlo a 26 anni, mi arrabbiavo troppo spesso. Poi ho trovato il mio equilibrio interiore e sono rinato”.

Ti sei fatto aiutare per fare questo percorso?
“No, ho fatto da solo e basta. A gennaio di due anni fa dovevo andare all’Inter. Ringrazierò sempre quei tre giorni a Milano”.

Cosa è successo dentro di te in quei giorni?
“Mi hanno ferito”.

Sul bullismo subìto da ragazzo:
“Mi prendevano un pochino in giro, mi dicevano ‘castoro’ perché avevo i denti grandi all’infuori. Ero piccolo, andavo alle medie. È continuato sino ai 14 anni. `Siamo tre papà castoro´ mi cantavano. Mi arrabbiavo, però crescendo penso che il mio sorriso sia la cosa più bella che ho. A chi viene bullizzato dico: siete migliori di loro, senza dubbio. Perché chi parla tanto degli altri non è molto sicuro di se stesso”. 

Ti piacciono le cucine internazionali?
“Il sushi sì ma da poco. Mi ha avvicinato un mio amico con cui giocavo alla Virtus Foligno, che aveva aperto un ristorante”.

Sei sicuro di te quando ti guardi allo specchio?
“Sì, sono sicuro di me. Sono un bravo ragazzo”.

Cosa significa essere un bravo ragazzo?
“Avere rispetto, essere educato, cose che vorrei insegnare a mio figlio”.

Cosa significa dover sembrare un bravo ragazzo quando stai per corteggiare una ragazza che magari diventerà tua moglie?
“Tornavo da Siena a giugno e lei era entrata nel mio gruppo di amici, tramite un’amica in comune. Poi l’ho rivista dopo un anno e ho pensato quanto fosse bella. Lei faceva un pochino la sostenuta prima, le avevano detto che non ero uno serio. Poi ci conosciamo, andiamo a una sagra insieme e c’erano i balli di gruppo”.

C’è una critica che ti ha fatto?
“Che sono troppo buono. Non voglio rotture, voglio stare bene, tendo a fidarmi per stare bene. Se poi prendo una fregatura non fa niente, vado avanti, tolgo quella persona e basta”.

Ti aspettavi gli elogi anche del Presidente Mattarella?
“No, non mi aspettavo tutto questo, tutto questo amore attorno a me. Penso dove sono arrivato, a questo infortunio nel momento meno opportuno”

Ti è dispiaciuto molto, immagino
“Sì, stavo giocando bene, un torneo incredibile, il più importante della mia carriera”.

Non te lo aspettavi l’infortunio
“No, stavo da Dio, volavo in campo”.

Sulle date del suo rientro con la squadra:
“A fine novembre torno in gruppo, questo non significa giocare ma respirare la squadra. È già una grande cosa, una cosa mia, è una scaletta mentale, l’equilibrio. Mi auguro accada, perché vorrebbe dire che va tutto alla grande, che corro, prendo la palla e scatto”. 

Sul rapporto col CT della nazionale, Mancini.
“Penso che mi voglia tanto bene. Mi stuzzicava sempre: non fare questo, non fare quello. È un bene quando una persona ti sta sempre addosso, significa che prova qualcosa no? E quello me l’ha fatto sempre capire ma anche prima degli Europei. Mi sono sempre sentito parte di quella squadra e ho sempre sentito la stima che Mancini ha nei miei confronti”. 



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