L’ex assessore all’urbanistica della giunta Marino Giovanni Caudo ha rilasciato un’intervista a TRS parlando dello stadio della Roma. Queste le sue dichiarazioni:

“Se come leggo restano tutte le opere pubbliche è esattamente quello che prevedeva la delibera: se si toccano le opere pubbliche, opere esterne allo stadio, decade la delibera. Finalmente è venuto in chiaro che il conflitto era tra chi non capiva cosa aveva in mano e la Roma che giustamente non voleva ricominciare da capo. La delibera del pubblico interesse se si torna un’opera ricomincia. Il responsabile dell’urbanistica ha aperto una partita a poker sulla pelle della città. Spero, questo è il mio auspicio, che l’amministrazione Raggi abbia coraggio e rigore per guardare il progetto nel dettaglio, verificare che le opere vengano fatte sotto tutti i crismi. Il progetto deve essere verificato e condiviso da chi abita in quella zona, e mi auguro che Roma Capitale segua nei minimi dettagli il progetto. Siamo solo all’inizio, il nostro percorso prevedeva tutta una serie di verifiche di qualità e sostenibilità. Tolto l’equivoco di questi mesi mi auguro che si torni nel merito per questo progetto. In questi mesi non si è parlato della convenzione urbanistica: il contratto con cui il privato si obbliga a fare cose che il comune deve verificare. Ad esempio che le opere siano operative il giorno di apertura dello stadio. Deve essere riportato il vincolo che lega lo stadio alla Roma. Lo stadio è di una compagine che si chiama Tor di Valle e in ogni caso, qualsiasi sia la proprietà, la Roma deve giocare in quello stadio. Se questa cosa si rompe la società As Roma o la società dello stadio deve restituire i 195 milioni di euro per il pubblico interesse”.



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