Roberto Giachetti, esponente del Partito Democratico ed ex candidato a sindaco di Roma, ha parlato degli ultimi sviluppi del progetto dello stadio della Roma ai microfoni della trasmissione “Piazza pulita” su La7.
“Si fa o non si fa lo stadio? Direi che non si fa. E dire che non si fa a Tor di Valle è prendere in giro tutti – ha dichiarato Giachetti -. La legge sugli stadi indica che l’amministrazione possa dire sì o no a un progetto presentato dai privati ma non indicare una location diversa. Per arrivare a Tor di Valle sono state esaminate 20 località diverse, Tor di Valle è risultata quella più idonea e abbiamo visto le condizioni in cui versa. Si parla di rischio esondazioni ma non è vero. Tutta l’istruttoria che è stata fatta su Tor di Valle prevede una decisione che è stata già presa dall’amministrazione comunale con una serie prescrizoni. Non c’è il problema dell’esondazione del Tevere ma di un fosso che sta vicino a Decima. Nelle prescrizioni del progetto c’è quello di rinforzare e mettere in sicurezza il fosso. Farlo da un’altra parte significa non farlo lo stadio”.
“La legge sugli stadi prevede che questi siano fatti dai privati – continua – Prevede che i privati facciano delle opere pari a 400 milioni di urbanizzazione di quella zona. Deve essere chiaro che se non si fa lo stadio lì la zona rimane così. Nel progetto si prevede il rafforzamento della mobilità su ferro potenziando la Roma-Lido o prolungando la Metro B o addirittura entrambe. Il progetto è stato approvato, c’è una conferenza dei servizi e ci sono delle prescrizioni, tra l’altro la Roma-Lido si doveva fare comunque. E’ un’opera di privati che versano 400 milioni che il comune di Roma non avrebbe mai la possibilità di investire. Ci sarà un’area verde attrezzata. Viene fatto un parco, è una zona che viene riportata alla civiltà pari alla grandezza di Villa Borghese. E’ un privato che fa un’operazione con un’interesse economico, realizza lo stadio, una serie di opere e versa alla comunità 400 milioni. L’alternativa, per quella che non è una speculazione ed è anzi perfettamente in linea con le normative nella variante del Piano Regolatore, è che quella zona rimanga in quelle condizioni”.
“Affinché sia possibile fare una variante di Piano Regolatore, deve essere dimostrato che c’è un interesse pubblico. L’interesse pubblico sta nel fatto che, in una zona dove non si riuscirebbe a fare nulla per le condizioni economiche di Roma, il privato fa una serie di opere per la comunità che altrimenti non si farebbero. In base al Piano Regolatore si può costruire fino a 112mila metri cubi, per arrivare a 358mila metri cubi e arrivare alla variante del Piano Regolatore devi dimostrare che c’è una pubblica utilità. Il privato per versare 400 milioni di opere di urbanizzazione, che a Torino per lo stadio della Juve non sono state versate, deve avere un profitto, è evidente. Quello che colpisce di più in tutti questi servizi in tv è che a parlare sono tutti quelli che non sono stati eletti a Roma e non si sente una parola del sindaco di Roma, eletto dai romani per decidere. Tutte le dichiarazioni sono fatte da tutti, tranne che dal sindaco. Sono sette mesi che andiamo avanti, parlano tutti tranne lei. In campagna elettorale aveva detto ‘vedremo’”.
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