Fernando Magliaro, giornalista de ‘Il Tempo’ che si sta occupando da vicino della vicenda stadio della Roma, ha rilasciato un’intervista a Centro Suono Sport:
Come è possibile non ricominciare da capo riducendo le cubature?
Questa è la questione su cui stanno lavorando i legali delle due parti. E’ il problema più grosso: è come se avessero trovato un accordo di massima su cosa fare, ma non sanno ancora come farlo.
Ancora c’è questa dicotomia netta tra Berdini e la Raggi…
La dicotomia esiste ancora. Berdini vuole un’istanza più riduttiva nei confronti dello stadio, ovvero niente opere pubbliche e quindi via le torri. La Raggi si rende conto di altre cose: dopo il casino di Almaviva, loro sanno che lo stadio può portare nuovi posti di lavoro. Il nodo grosso è che si sono accordati sul ridurre le cubature, ora bisogna vedere come. Il rischio è che se io faccio una modifica troppo impattante, un domani qualcuno possa dire che si è fatta una forzatura, rischiando l’annullamento al Tar di tutto quanto. Il confine è molto sottile. Il Campidoglio ha chiesto di ridurre le cubature. La conditio sine qua non è poter arrivare ad un accordo su questo senza ricominciare l’iter.
Quale sarebbe la reazione della Regione?
Civita ha detto cose sacrosante da un punto di vista procedimentale: io Regione Lazio non posso dare l’autorizzazione per uno stadio senza infrastrutture pubbliche per arrivarci. Questa è una mia interpretazione sul pensiero dell’assessore: l’importante è che le opere pubbliche ci siano, delle torri non ci interessa. Civita ha detto che le opere pubbliche devono rimanere, poi le cubature sono un problema altrui.
Chi finanzierà le opere pubbliche? Si sa?
No, al momento è tutto molto coperto. Su chi sono i finanziatori, non ce lo vengono a dire certamente ora. Credo che quando il progetto sarà approvato si saprà. Comunque molta calma, fino a che non si iniziano a vedere i pezzi di carta protocollati dal Campidoglio, siamo nel mondo delle belle idee. Stiamo molto calmi, attendiamo.
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