Si continua a parlare dello stadio della Roma. In attesa della nuova seduta della Conferenza dei Servizi (in programma il prossimo 31 gennaio), anche Andrea Filipa, delegato del WWF Italia per il Lazio, ha voluto dire la sua sul progetto del nuovo impianto giallorosso:
“Limare del 20% le cubature direzionali e commerciali è una scelta che lascia le cose esattamente come stanno perché potranno forse essere leggermente diminuiti i guadagni enormi promessi ai privati dalla variante urbanistica di Marino, ma gli impatti ambientali, territoriali e sociali di questa operazione urbanistica scellerata rimarranno esattamente gli stessi. E forse non è neppure giusto dire che le cose rimarranno come prima, perché la riduzione parziale delle cubature appare come una astuzia tecnica, un chiaro tentativo di mascherare l’oggettiva continuità con forme di gestione territoriale che umiliano Roma e condannano di fatto ogni speranza di rinnovamento che invece viene spesso evocato”.
“Anche se si ridurranno del 20% le cubature estranee allo Stadio (cubature che, si rammenta, sono pari all’84% di quelle totali) – prosegue la nota – rimarrà infatti il surrettizio riconoscimento di ‘interesse pubblicò ad opere di palese interesse privato (riconoscimento in contrasto con il PRG vigente), rimarrà la distruzione di paesaggi ed ambienti di pregio (peraltro soggetti a rischio idraulico), rimarrà l’inevitabile congestionamento di un quadrante urbano già martoriato, rimarrà la insufficienza del trasporto pubblico, rimarranno gli 80 ettari di nuovo consumo di suolo”.
Il WWF Lazio è convinto che “Roma non meriti una cultura – si fa per dire – di governo in sconfortante continuità con il passato; la Capitale ha avuto già troppi percorsi urbanistici discutibili con esiti inaccettabili. Vorremmo per il bene di tutti che lo stop alla speculazione di Tor di Valle rappresentasse un reale punto di svolta duraturo nel tempo”.
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