AS ROMA NEWS BAYER LEVERKUSEN SVILAR – A due giorni dalla semifinale di Europa League contro il Bayer Leverkusen, in programma giovedì sera all’Olimpico, il portiere giallorosso Mile Svilar, grande protagonista della Roma di De Rossi, ha parlato al canale ufficiale dell’Uefa.
“Con i tifosi giallorossi il vantaggio di giocare in casa è grande perché lo stadio è sempre sold out e non è mai silenzioso. Quindi, è una motivazione extra in vista di una partita: si avverte da quando lasciamo il centro sportivo, lungo tutta la strada per raggiungere lo stadio e quando arriviamo lì. È una motivazione extra per noi. Quindi speriamo di ottenere un buon risultato in casa per poi poterlo difendere in trasferta. Entriamo in una fase della competizione dove abbiamo più giocatori con esperienza. Non sappiamo ancora cosa succederà ma non vediamo l’ora di scoprirlo e faremo tutto il possibile per vincere”.
Su suo padre Ratko: “So che era un grande portiere, è stato per molto tempo all’Anversa e con loro ha giocato in Coppa Uefa. È ancora molto importante per me oggi, mi aiuta e corregge le cose che vede in tv o quando assiste alle partite. Direi che l’80% di quello che ho imparato viene da lui. È sempre stato coinvolto nella mia vista e lo è ancora oggi”.
“Ci sono emozioni e pensieri che non proveresti mai dall’esterno. L’aspetto mentale per un portiere è molto importante. Più cresci e più ti innamori del ruolo perché cresci dal punto di vista psicologico – ha continuato -. Quando giochi in un grande club l’azione è spesso lontana da te, ma da portiere devi mantenere la concentrazione”.
“I rigori con il Feyenoord? Ho ancora la pelle d’oca – ha proseguito -. Quando accade una cosa del genere capisci perché hai lavorato sodo per tanti anni. In quel momento capisci che ne è valsa la pena. Sono momenti fantastici e nessuno potrà mai portarteli via, li ricorderai per sempre. E ti lasciano la voglia di volere qualcosa di più. È quello che è accaduto quella notte”.
Infine, Svilar ha parlato di De Rossi: “Ha ancora il fuoco che gli brucia dentro, penso che per questo per lui sia facile parlare con noi. È come quando giocava a calcio e penso che questo sia un grande vantaggio. Sono rimasto colpito da come lui e il suo staff fossero preparati. Dal primo giorno era chiaro quali fossero le sue intenzioni. È nato per essere un calciatore, ma adesso è chiaro che sia nato anche per fare l’allenatore. È impressionante”.
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