Mauro Tassotti, ex bandiera del Milan e attuale vice ct della nazionale ucraina, ha rilasciato un’intervista a Centro Suono Sport per parlare della sfida di Champions League tra la Roma e lo Shakhtar. Queste le sue dichiarazioni:
Che partita è stata Shakhtar-Roma?
La partita si è giocata un tempo per uno, primo tempo molto meglio la Roma, nel secondo tempo loro sono usciti fuori e la Roma è un po’ calata. Lo Shakhtar è una squadra molto forte nei giocatori d’attacco, ha elementi molto forti tecnicamente, veloci, bravi nel ripartire ma dietro ha dei limiti che ha mostrato anche nella partita contro i giallorossi. Nel secondo tempo però loro sono cresciuti tanto e alla fine la Roma è stata anche un filo fortunata sul salvataggio di Bruno Peres. Nella partita di ritorno la Roma non deve farsi prendere dalla frenesia di dover fare gol perché ha le possibilità di far male allo Shakhtar, ma deve stare attenta a non scoprirsi perché loro sono bravi in contropiede.
È la capacità di costruzione dei centrali il limite più grosso dello Shakhtar?
Non so se sia il limite più grosso, sicuramente c’è qualcuno che ha delle caratteristiche migliori in costruzione, come Rakitsky che ha messo la palla del gol di Ferreyra che però ha qualche difficoltà a difendere. Gli altri centrali Ordets e Kryvtsov magari sono meno bravi in impostazione. Stiamo parlando di una difesa che, escluso Ismaily, vede tutti nazionali, l’Ucraina non è la più forte nazionale del mondo, però loro sono giocatori giovani che possono crescere anche se il loro campionato non è probante.
Si aspettava questo exploit di Rino Gattuso?
Non era semplice perché la situazione era ed è abbastanza complicata, ma lui è stato davvero bravo a ricostruire un ambiente, a dare serenità anche dopo le ultime voci sulla società. Sicuramente i risultati hanno aiutato, ma Rino è stato davvero bravo, anche se il Milan per la campagna acquisti che ha fatto non può non trovarsi nella posizione che ha adesso. Su Roma-Milan, penso che sia una partita delicata per entrambe perché i rossoneri con una vittoria potrebbero tornare a lottare anche per il quarto posto.
Cosa ne pensa di Patrick Cutrone?
C’è da dire che avevano acquistato Silva e Kalinic perché non pensavano di trovarsi Cutrone così avanti nella maturazione, è esploso in mano alla società questo talento. Secondo me sta facendo meglio che in Primavera, dove si vedeva che era bravo ma non faceva certo 30 gol a stagione. Sta facendo belle prestazioni, con maturità e personalità e questo è importante. Ha il veleno in corpo ed è generoso; bravo a chieder palla e a muoversi senza palla. Mi ha sorpreso.
Tra gli altri giovani del Milan da chi si aspetta una crescita importante?
A mio parere hanno lavorato molto bene sui giovani e questo è un merito di Filippo Galli e del suo staff. Donnarumma, Calabria, Locatelli, Cutrone, il Milan si trova in prima squadra molti elementi usciti dal vivaio e questo è positivo, sono quasi tutti titolari. Locatelli è stato un po’ precoce, ma non dimentichiamo che ha appena vent’anni e credo che sia solo una questione di tempo per la sua consacrazione.
Lei ha giocato e vinto col Milan degli invincibili, cosa manca a questo Milan per arrivare a quei livelli?
Non è soltanto una questione economica e di spesa sul mercato, è una questione di idee, di gruppo, non è sempre facile trovare la chimica in una squadra e cambiare così tanti giocatori ha creato problemi, soprattutto all’inizio. Ci vorrà un po’ più di tempo, hanno comprato buoni giocatori, non so se abbiano preso dei campionissimi che potranno fare quello che è successo a noi, è anche più difficile in questo momento. Sicuramente il Milan può fare più di quello che ha fatto adesso.
Cosa manca al calcio italiano per colmare il gap con quello europeo?
Equilibrio fra le squadre in Serie A, negli ultimi anni ha quasi sempre vinto la Juventus, che tra le altre cose ha anche fatto un paio di finali europee e questo testimonia che non siamo così indietro. Credo che sia il Milan che la Lazio se decidono di puntare all’Europa League possano andare fino in fondo. Bisogna prendere più seriamente questa competizione e questo discorso può riguardare anche il Napoli, tenere alta la concentrazione per provare ad andare avanti, anche se i partenopei sembrano puntare più al campionato.
Un grande “nome” sulla panchina azzurra può rilanciare la Nazionale?
Non basta il grande nome, servono programmi e idee chiare da parte di tutti. Collaborazione tra club e nazionali, non può bastare un allenatore importante per cambiare una mentalità. Serve lavorare sui settori giovanili, con idee e collaborazione. Vanno fatti crescere i giovani e non basta una persona sola. Deve crescere il movimento sportivo italiano.
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