Francesco Totti e Alex Del Piero hanno risposto alle domande dei tifosi. Su Sky Sport i due ex campioni di Roma e Juventus sono intervenuti in videochiamata dalle proprie case. Ecco le parole dell’ex capitano giallorosso.
Sei stato uno dei pochi usciti da San Siro con gli applausi da avversario. Tu e Alex siete stati i giocatori di tutti.
Penso che sia una cosa differente uscire dagli applausi in uno stadio diverso. Siamo abituati all’Olimpico, vai fuori e ricevi l’omaggio di altre persone che hanno il calcio come passione. Per noi giocatori far contenti questi ragazzi e persone più grandi è motivo di orgoglio.
Hai il rimpianto di non aver vinto il Pallone d’Oro?
È un premio che tutti i giocatori cercano di vincere, ma non è semplice. Io avevo meno possibilità di Alex, Roma è una piazza particolare: non tutti gli anni abbiamo le possibilità di vincere scudetti e Coppe campioni. Però è un trofeo che avrei voluto, perché no.
Quante volte avete ripetuto il gioco delle barzellette?
Era diventata quella la barzelletta, ci abbiamo messo una serata intera (si riferisce alle riprese di una scena di racconto di una barzelletta mandata in onda, ndc).
È mai capitato di dire a Del Piero di andare da un avversario e chiedere di dire ad un suo difensore di andarci più piano?
Parlavamo direttamente con i difensori (ride, ndc).
Interviene Buffon con un messaggio vocale: “C’è un posto nella nazionale delle leggende?”
Ti aspettiamo a braccia aperte. Così continua sicuramente… Se sta bene è giusto che continui a giocare.
Poteva esserci un Totti-Del Piero insieme anche in Nazionale?
Sicuramente ci poteva stare, siamo due giocatori simili ma nello stesso tempo diversi. Alex ed io abbiamo giocato anche esterni con alcuni allenatori. Potevamo fare la seconda punta, la prima punta. I mister avevano tanti possibilità. Non l’hanno viste, hanno deciso sempre di mettere o uno o l’altro. Abbiamo sempre avuto rispetto l’uno dell’altro, ogni scelta del mister veniva rispettata.
Tra voi nel Mondiale del 2006 la competizione si è intromessa nella vostra amicizia?
Non sarà una partita o una scelta dell’allenatore a toglierci l’amicizia.
Parli sempre come se giocassi…
Ti dico la verità, io e Alex potremmo dire la nostra. Il problema è che non tutti la pensano come la testa nostra.
Il momento dell’addio: arrivò un’onda emotiva che ripaga più dei trofei.
Per me è stata una giornata particolare, inusuale. Non avrei mai pensato che la gente arrivasse a questo punto, metto quella giornata davanti a scudetto e Mondiale. Non ci sono e non ci saranno mai parole. Per 25 anni trascorsi insieme, quel giro di campo e avere la gente che piangeva, è stato il gol più bello. Quello è amore tra me e loro, nessuno me lo toglierà mai di dosso.
Cosa vi ha insegnato lo sport e l’essere dei campioni?
Lo sport per me è stata tutta la mia passione, il sogno fin da bambino. Ho cercato sempre di dare il 100%. Questo gioco non è fatto di simboli, ma di un gruppo che si aiuta per far sì che tutto possa risolversi nel migliore dei modi.
Il valore della fascia di capitano.
È tutto, perché non è facile indossarla. Ci vuole coraggio, forza, rispetto per i compagni, per la gente che ti guarda. Devi sempre onorarla in tutto e per tutto. Devi essere presente in qualsiasi situazione.
E discutere i premi partita…
Lo fa il capitano sì, ma se hai un nome pesante è diverso… (ride, ndc). Un aggettivo per Maldini? Esemplare.
Un ricordo sugli altri.
Di Maldini ricordo il rigore contro l’Olanda del cucchiaio. Ricordo la faccia, pensava scherzassi. Lui ha sbagliato perché voleva far fare bella figura a Toldo.
Raccontaci un episodio su Gigi Riva, in particolare quando nel 2006 scese da quel pullman…
Sarebbe più giusto ne parlasse Paolo, che lo conosce meglio di me. Per quello che l’ho frequentato, era una persona straordinaria. Era sempre pronto per qualsiasi battaglia, è stato un sostegno per noi. È una leggenda del calcio mondiale.
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