Ultima perla di Luciano Spalletti da Certaldo: “Il terzo posto non sarebbe un fallimento”. Siamo passati dall’ossessione per la vittoria al doversi accontentare anche di un posto nel gradino più basso del podio. Assurdo. La tecnica comunicativa del tecnico toscano è molto discutibile, se non incomprensibile, specie se si prendono in considerazione le dichiarazioni degli ultimi mesi. “Siete voi giornalisti che volete che sia l’ultimo anno di Totti”, “Rimango solo se Totti rinnova”, “Resto solamente se vinco”. Un’escalation di sparate degno del miglior “bomba” di Pontassieve. Ma a che pro?
E’ evidente ormai che Spalletti sia tornato a Roma per vincere, è innegabile (non riuscendoci) ma anche per accompagnare alla porta Francesco Totti. Vincere senza Totti sarebbe stata la legittimazione del pensiero societario: bisogna sbarazzarsi di lui se la Roma vuole ottenere successi. Pensiero macabro e nefasto più dei manichini appesi al Colosseo. Era l’unico che aveva un risentimento nei suoi confronti e ammainare la bandiera Tottiana era davvero un gioco da ragazzi. Bastava non farlo giocare e non permettergli di essere decisivo. Dalla sua parte ha avuto i risultati, per un anno circa, quindi nessuno gli poteva dire niente. Anche perchè i vari Baldini, Baldissoni e Pallotta non vedevano l’ora di sbarazzarsi di Totti, figura troppo ingombrante nel fortino italo-anglo-americano tra Boston, Londra e Trigoria. Come si sente uno alto 1.60 di fronte a un ragazzotto di 1.90?
E così per Totti parla Monchi, che non ha alcuna responsabilità nella fine della carriera da giocatore del numero 10, creando una marea di polemiche (ingiustificate). Monchi non è stupido: sapeva quello che avrebbe scatenato, ma è stata una strategia dettata dai piani alti. E l’ultimo arrivato in ordine temporale, non poteva esimersi dall’accordarsi.
A proposito di numero 10: l’unica cosa coerente che ha detto Spalletti è che “la 10” non va ritirata. Ci sono giovani calciatori nel settore giovanile della Roma che sognano di emulare Totti. Certo, darla a Gerson, come avrebbe voluto fare Sabatini, sarebbe sconveniente, ma è lo stesso Totti che ha dichiarato l’anno scorso che tutti devono sognare “la 10”. Quindi, anche qui, Spalletti non ha detto nulla di nuovo. Il fatto è uno solo: Totti fa notizia anche quando sta in silenzio. E’ un aspetto sociologico da studiare con attenzione e da portare come esempio nelle migliori università del mondo. Roma=Totti, Totti=Roma. Non c’è Roma senza Totti. 25 anni non si buttano nel gabinetto. Anche se qualcuno a Trigoria non vedrebbe l’ora di tirare lo sciacquone.
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