Eusebio Di Francesco

(Il Tempo – B. Tucci) Volete sapere qual è stato il grande errore di Di Francesco nella disgraziata partita contro il Liverpool? Quello di non aver portato in panchina il Var. Se tra i convocati, al posto di un qualsiasi titolare avesse optato per far scendere in campo il rivoluzionario congegno elettronico, oggi i tifosi avrebbero potuto prenotare l’aereo e il biglietto per lo stadio di Kiev per assistere alla finalissima di Champions tra Real Madrid e Roma. Il buon Eusebio le aveva studiate tutte, aveva trascorso notti intere per trovare la soluzione al problema. Ma il Var, proprio no. Lo aveva escluso, commettendo un errore fatale. Così, dopo la Juventus, penalizzata nel match di ritorno contro i madrileni, anche la Roma ha dovuto soffrire le pene di un arbitro a dir poco insufficiente. Perché, fuori dallo scherzo e dall’ironia, è stato proprio lui, l’uomo con il fischietto in bocca, a falsare una partita che avrebbe avuto tutt’altra musica se ai giallorossi fosse stato concesso un rigore sacrosanto quando ancora il risultato era traballante. Invece la storia è quella solita. In Italia si introduce un meccanismo che aiuta non poco i direttori di gara (in specie quelli insufficienti), mentre in Europa si rimane al palo. Mi chiedo: che tipo di Continente è mai questo che non uniforma le sue regole sportive e non? Comunque sia, rimane l’amarezza: per una finale che la Roma poteva raggiungere con due miracoli. Forse (con tutto il rispetto) nemmeno San Gennaro sarebbe stato capace di tanto.



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