Aleksandar Kolarov

(Il Tempo – E. Menghi) Uno a zero di Kolarov per la Roma nel derby diplomatico: il serbo ha ottenuto lo «sconto» dalla Nazionale e oggi pomeriggio si allenerà a Trigoria, mentre la Lazio non ha ricevuto lo stesso trattamento di favore con Milinkovic-Savic e deve tenere le dita incrociate. Il viaggio in Cina del terzino giallorosso non ha aumentato il chilometraggio dei suoi muscoli, rimasti a riposo per 90′ in panchina nella prima amichevole in programma al Tianhe Stadium e risparmiati per la seconda che domani vedrà ancora protagonista invece il centrocampista di Inzaghi, a Ulsan, in Corea del Sud. Una beffa per i biancocelesti, un vantaggio per Di Francesco, che dopo aver visto tornare in anticipo dal Belgio Nainggolan infortunato non vede l’ora di ritrovare, sano e salvo, Aleksandar. Una certezza nel presente giallorosso, nonostante un passato scomodo che in estate gli è stato rinfacciato, come un peccato originale che macchia un curriculum di tutto rispetto. Troppo laziale per i romanisti, troppo romanista per i laziali, ma se i tifosi di oggi in poco tempo hanno cambiato idea e già sono pazzi di lui, quelli di ieri non gli hanno perdonato il tradimento e dopo avergli dato del «verme» su uno striscione preparano i fischi. Sarà un sabato particolare per Kolarov, per la prima volta sfiderà la sua ex squadra con cui di derby ne ha giocati 4, due vinti e due persi. Sua la firma finale nel 4-2 della stracittadina datata 11 aprile 2009, un tiro di destro, pure se è mancino, dopo una cavalcata di 70 metri.

Un anno dopo, il 18 aprile del 2010, il serbo fu protagonista a suo modo, guadagnando il rigore poi sbagliato da Floccari e procurando il penalty ai giallorossi, stendendo Taddei nella ripresa. Il bilancio personale è in perfetto equilibrio, lo spareggio lo gioca con la maglia «sbagliata». «Se segno alla Lazio esulto», la dichiarazione da derby del terzino quando si è presentato alla Roma. Niente sentimentalismi, è fatto così: faccia da duro e professionalità. I rischi del mestiere li conosceva bene quando ha detto sì a Monchi «praticamente in due minuti», andando contro se stesso, contro una frase in particolare: «Non andrò alla Roma, e se lo dico è perché lo penso». Sette anni dopo si è smentito da solo, ma nel farlo è stato estremamente sincero: «Non posso e non voglio negare il mio passato. Però in questo momento sono alla Roma e come ho dato il 100% alla Lazio ora darò più del 100% alla Roma. Da oggi loro sono miei rivali sul campo». Sabato è il giorno del confronto con il club con cui ha totalizzato 104 presenze, realizzando 11 gol e 9 assist. In giallorosso ha già fatto centro 3 volte e in 6 casi i suoi passaggi sono risultati vincenti. Non sarà comunque la prima volta che si metterà contro la tifoserie biancoceleste, perché a parole l’aveva fatto in occasione della partita tra la sua Lazio e l’Inter, nel maggio del 2010, quella in cui la Curva Nord tifava contro per non far vincere lo scudetto alla Roma: «Mai assistito a nulla di simile, è una malattia», lo sdegno di Kolarov che lasciò la capitale per l’Inghilterra alla fine di quella stagione. Ora torna a vivere l’atmosfera della capitale e per lui sarà una sfida nella sfida.



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