Nainggolan e Milinkovic-Savic

Inedito, almeno per la Capitale, è solo l’orario: la Roma e la Lazio, per la prima volta nella loro storia, si ritrovano all’Olimpico alle 12 e 30, quando di solito si apparecchia la tavola. Sotto il sole primaverile, ecco il lunch match che piace più all’estero e soprattutto alle televisioni. Ma, anche se è il 4° stagionale, il derby resta comunque la Partita: niente e nessuno la potrà cambiare. Così, pure dopo le due semifinali di Coppa Italia, l’attesa è sempre la stessa, soprattutto nelle due tifoserie che riescono a trovare comunque qualcosa che possa rendere unico l’Evento, a prescindere dalla classifica. Che interessa a chi va in campo. I giallorossi secondi e i biancocelesti quarti, separati da 11 punti, si affrontano per dare un senso al percorso, senz’altro positivo, fatto finora in campionato. La vittoria, insomma, non vale solo per il primato locale. Perché permetterebbe di affacciarsi subito sul futuro, mettendo al sicuro, a 4 giornate dal traguardo, le rispettive posizioni, utili rispettivamente per evitare i preliminari di Champions e di Europa League.

APPROCCIO DIVERSO Dentro il derby, dunque, c’è tanta roba. E per tutti i gusti. Spalletti, ad esempio, si vuole riscattare davanti a Inzaghi che, nelle gare di Coppa Italia, ha vinto il duello sul piano tattico. E proprio la strategia del tecnico biancoceleste ha certificato l’eliminazione del collega giallorosso. Ma, conoscendo Lucio, l’obiettivo di squadra viene prima di quello personale. E la Roma, con 4 punti in più del Napoli terzo e con il vento favorevole degli scontri diretti, vorrebbe non limitarsi a blindare il 2° posto, tenendo ancora aperta la corsa per il titolo. La Juve capolista, dopo il pari di venerdì sera a Bergamo contro l’Atalanta, ha sempre 9 punti di vantaggio, ma dopo pranzo potrebbe essere di nuovo nel mirino. E proprio qui si inserisce Simone che, pure in pubblico, è uscito allo scoperto: la Lazio ha la possibilità di chiudere il discorso scudetto. Farebbe un favore ad Allegri e, cosa non da trascurare, anche a se stessa: con il tricolore ai bianconeri, avrebbe la chance di sfidare i campioni, oltre che nella finale di Coppa Italia, pure nella Supercoppa.

RITORNO AL PASSATO Più che gli interpreti (pochissimi i dubbi degli allenatori) conteranno i copioni. Inzaghi ha svelato la sua traccia che sarà simile a quella usata nelle semifinali di coppa: non cambia, dunque, quel 3-5-1-1 che gli ha permesso, con l’attesa e il contropiede, di andare a dama. Con qualche novità: Keita, piazzato alle spalle di Immobile, può stavolta partire dall’inizio e spingere Felipe Anderson fuori dalla formazione titolare; Lulic a sinistra al posto di Lukaku, con l’esperienza e la qualità del primo preferite alla corsa e alla potenza del secondo. Spalletti, invece, va ancora più indietro e pensa di cominciare il derby con il 4-3-3, usato il 4 dicembre proprio in campionato (quel giorno, per la verità, partì con il 4-3-2-1 per l’indisponibilità di Salah). Assetto per la vittoria (2-0) nella partita d’andata senza rischiare niente. Di sicuro più equilibrato di quelli scelti il 1° marzo per il fatale ko (2-0) e il 4 aprile per l’inutile successo (3-2). In fase di non possesso palla la Roma passerà al 4-1-4-1, con De Rossi che, in panchina nelle gare di Coppa Italia, si riprende il ruolo di play davanti alla difesa. El Shaarawy sta meglio di Perotti e quindi, alto a sinistra, è vicino alla conferma. Sullo stesso lato, da esterno basso, Emerson che, pure se non al top, è comunque più efficace di Juan Jesus e Mario Rui.

ALTA QUOTA I 139 punti che si porta in campo ne fanno il derby d’Italia: la Roma (75) e la Lazio (64) ne hanno raccolti più delle squadre di Torino, Milano e Genova. E vanno più forte di un anno fa: 10 punti in più per i giallorossi, 16 per i biancocelesti. Solo l’Atalanta quinta in classifica ha fatto meglio: 26.

(Il Messaggero – U. Trani)



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