La Roma ha avuto il miglior attacco del campionato scorso. Ha segnato 83 gol e nella sua storia solo una volta, quasi un secolo fa, nel 1930-31, ne aveva fatti di più: 87. Ieri, con gli stessi attaccanti dell’ultima stagione, ha segnato 4 gol: doppietta di Perotti su calcio di rigore, gol di Dzeko e gol di Salah. In campo non c’era più El Shaarawy, che aveva lasciato il posto a Perotti, ed è stato l’unico a non unirsi a questo fantastico coro.
IL RIGORISTA – In tre giorni, sembra cambiato il mondo e di certo il calcio favorisce questi stravolgimenti. A Oporto, per segnare un gol, c’era stato bisogno dell’aiuto di Felipe che aveva deviato nella sua porta un cross di Florenzi. Ieri, il diluvio di reti. La condizione fisica, e ora anche psicologica, dei tre attaccanti induce ad essere ancora più ottimisti per il ritorno col Porto che dovrà lasciare, se non tanto, almeno un po’ più di spazio alla Roma di quanto abbia fatto ieri l’Udinese per tutto il primo tempo. Il Porto deve segnare, mentre ai friulani andava bene, benissimo, anche lo 0-0. Ed è proprio quello che sottolinea Perotti: «Era importantissimo vincere per partire bene in campionato e concentrarsi con serenità sul Porto. Loro ci dovranno per forza attaccare e noi dovremo approfittare degli spazi che lasceranno: non sarà facile, dovremo fare gol, ma avremo i nostri tifosi ad aiutarci. Io qui a Roma mi sento molto bene, avverto la fiducia dei compagni e di tutto l’ambiente: il mio pensiero è sempre quello di aiutare la squadra, anche se, come in questa partita, inizio dalla panchina». Primo dato statistico: 5 gol e 7 assist finora in 16 presenze di campionato per Perotti con la Roma, le stesse identiche cifre raggiunte nel Genoa ma in 43 presenze. Secondo dato statistico: 5 rigori tutti realizzati in Serie A.
IL MEDIANO IN GOL – A Oporto, il lavoro da mediano di Edin Dzeko era stato prezioso per la squadra. Non si può dire lo stesso del lavoro da centravanti, per il gol che si era mangiato e per altre incertezze in area di rigore. Ieri non c’era tutto questo bisogno di lui nel recupero palla, serviva di più come terminale e il bosniaco, sostenuto da tutto l’Olimpico che evidentemente apprezza la sua fatica, ha mostrato dei buoni colpi proprio in area. Ha provocato il rigore (aveva quasi saltato Danilo) e segnato il 3-0 appoggiando in rete l’assist di Nainggolan. Ma è stato soprattutto il suo totale coinvolgimento nella parte finale dell’azione a dimostrare che Dzeko, errori di Oporto a parte, è davvero recuperato: fra tiri suoi (cinque) e appoggi ai compagni (tre) è stato coinvolto in otto conclusioni della Roma. Ciò che davvero deve confortare il centravanti (e con lui Spalletti…) è che questo gol arriva dopo l’ultimo realizzato nel derby con la Lazio dello scorso aprile, ma che per arrivarci ha avuto bisogno di 15 tiri. Dopo la mira, ora deve solo aggiustare la media.
IL BOLT GIALLOROSSO – Ieri pomeriggio la Roma ha trovato il primo gol della partita al suo diciassettesimo tiro, il quinto nello specchio della porta. Karnezis, fino a quel momento, era stato uno dei protagonisti, forse il migliore dell’Udinese. Ma se fosse dipeso solo da Salah, probabilmente la Roma avrebbe segnato prima. L’egiziano è stato imprendibile per 90 minuti, anche nei primi 45 quando il resto della squadra non riusciva a reggere (né a leggere) i suoi scatti. Il gol del 4-0 è stato un premio alla sua partita, alle sue partenze brucianti, ai suoi scatti. Il Bolt della Roma è una garanzia in più per Spalletti in vista del ritorno col Porto. Dietro di lui ha giocato Bruno Peres che si era allenato a Trigoria solo giovedì e venerdì: l’ex granata ha convinto per generosità (ovvio) e per applicazione.
(Corriere dello Sport – A. Polverosi)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA