(Il Messaggero – R. Avantaggiato) Gira che ti rigira, il calcio torna ad avvitarsi su se stesso. E sceglie il certo per l’incerto, proponendo per l’oggi (e forse anche per il domani) un ritorno al passato per la guida della Federcalcio. Quattro componenti su sette (Lega Pro, Dilettanti, Calciatori e Aia) hanno infatti scelto di candidare alla presidenza il nome di Giancarlo Abete, già ex presidente Figc uscito di scena quattro anni fa. L’intento è chiaramente quello di porre fine al commissariamento della Figc. «C’è stata un’unanimità per la grande competenza, esperienza e la capacità dimostrata in passato di saper aggregare le componenti federali», hanno spiegato da piazzale Flaminio, sede della Lnd, dove una buona parte del calcio italiano (circa il 73% dei voti assembleari) si è ritrovata in questi giorni (si è visto anche lo stesso Abete) per porre fine alla gestione commissariale iniziata a fine gennaio.

Ecco, proprio l’operato di Fabbricini, e di Malagò che lo ha nominato Commissario, mettendosi a sua volta a capo della Lega di A, è stato il motivo che ha spinto quattro componenti a ricompattarsi, trovando quell’accordo sul nome dell’ex presidente federale, già alla guida delle Figc per due mandati e dimessosi dopo il flop mondiale del 2014. Un’intesa che era mancata (con una clamorosa brutta figura per tutto il calcio italiano) ad inizio anno, quando i presidenti della Lnd, Cosimo Sibilia, quello della Lega Pro Gabriele Gravina e il numero uno dei calciatori Damiano Tommasi, non trovarono un accordo (con tanto di dichiarazioni di repulsione verso qualsiasi forma di alleanza e spartizione di poltrone che oggi sembra essere sparita) nonostante i tanti incontri al sesto piano dell’Hilton di Fiumicino.

LE DECISIONI Ma da quel giorno ad oggi cos’è cambiato? Le componenti rimproverano a Fabbricini, Malagò e ai sub commissari un immobilismo di sostanza, con decisioni assunte finora senza condivisione con le componenti federali. Dalla scelta del nuovo ct (che al momento è Mancini) al trasferimento delle squadre della serie A e B di calcio femminile dalla Dilettanti alla Figc (e non tutti i club l’hanno presa bene…) e finanche la delibera del Coni che dovrebbe portare alla cancellazione del 2% elettorale per gli arbitri, che ovviamente non ci hanno pensato su due volte a schierarsi contro il commissariamento. Non ultimo, l’annuncio di Costacurta sull’istituzione delle seconde squadre; decisione contro cui si è scagliato il presidente della Lega di B, Mauro Balata. «Certi provvedimenti devono essere discussi e condivisi fra le varie componenti e non annunciate senza un confronto serio e programmatico», ha tuonato l’avvocato.

LE LEGHE Un segnale che anche all’interno delle due maggiori leghe pro c’è qualche malcontento. E se ufficialmente A e B sono alla finestra, in realtà una parte delle società guarda con attenzione a quanto accade. Al punto che non appena verrà completato l’iter per la stesura del documento (dopo la C stanno firmando i delegati della Lnd, l’Aic e l’Aia) la richiesta di elezioni ad agosto potrebbe essere appoggiata anche dai club vicini a Lotito. A quel punto, il fronte che si formerebbe rappresenterebbe l’80% (gli allenatori resteranno fuori) con parte di quella serie A senza la quale, secondo Malagò (indispettito dalla candidatura di Cozzoli) «non si può avanzare nessuna candidatura». «Ma a gennaio la A non era commissariata come oggi?», la replica di Sibilia.



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