Tammy Abraham

ULTIME NOTIZIE AS ROMA ABRAHAM MOURINHO – C’è gloria per tutti i giocatori, quando escono da Trigorìa (come la chiama José), ma per Tammy Abraham i decibel si alzano anche a vederlo camminare nel parcheggio, ovazioni, urletti, persino le mucche si scuotono: ecco uno che non è rimasto a brucare la solita erba ma si è preso un rischio e ha voluto conoscere il mondo, interessante, scrive Il Messaggero. 

Lo manda Mourinho ma prima ancora Toni Rudiger, scopriremo oggi. Finora l’inglesone ha messo insieme due partite, zero gol, due assist, due pali con colpi di testa ciclonici sotto la Sud, giochi di gambe, pressing, rientri difensivi, un urlaccio teatrale a un turco che aveva appena steso Zaniolo: tu qui all’Olimpico certe cose non le fai. Habemus centravanti.

Il popolo lo sa, lo acclama come inneggerebbe alla Grande Speranza. Primo nelle giaculatorie viene José Mourinho, il nume tutelare e già con le sembianze e gli atteggiamenti del padre della patria, poi subito dopo la sua emanazione Abraham, l’uomo del destino che per un purissimo atto di fede collettivo ha fatto già dimenticare Dzeko.  

Tammy ha accettato la sfida, ci vuole fegato per andarsene dal campionato più ricco del mondo e da casa tua per gettarsi verso l’ignoto, raschiandosi di dosso il dispetto e l’ego ferito: “Non penso al fatto che il Chelsea abbia preferito spendere tanti soldi per Lukaku anziché trattenermi, né voglio dimostrare che hanno sbagliato per poi tornare. Potevo anche rimanere in Inghilterra in un altro club. Sono alla Roma perché qui c’è un’ambizione e una visione, e io so riconoscerne una. Poi volevo spiccare il volo. Conoscere un nuovo paese e una nuova cultura, apprendere idee calcistiche, uscire dalla comfort zone. Qui ci sono molte squadre ben preparate tatticamente, più che in Premier League. Il presente è la Roma e le voglio dare tutto me stesso. Amo il calcio e amo vincere, sono qui per quello. Mourinho ha ambizione, passione ed è un vincente, mi ritrovo in lui. Ma non sono venuto alla Roma solo per l’allenatore, questo tengo a dirlo, anche se la sua presenza ha contato. Conoscevo già la Roma per averla vista diverse volte in tv, di Dzeko so tutto perché sono cresciuto vedendolo giocare. Al Chelsea mi parlavano della Roma Emerson e soprattutto Rudiger, lui mi raccontava di come questo fosse un bellissimo posto. Le sue parole sono state importanti per farmi arrivare qui“.



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