AS ROMA NEWS ABRAHAM CONFERENCE LEAGUE – I gol si contano e sono tanti (27) e si pesano, quanto spostano. Quante volte Tammy Abraham è stato decisivo, in campionato, in coppa: l’uno a zero è un marchio di fabbrica, solo in serie A è quota dieci. Ma questo bambinone inglese dagli occhi dolci non ha conquistato Roma per le prodezze, ma per i suoi atteggiamenti, scrive Il Messaggero.
Lui è quell’empatia di cui parla Mourinho, lo adorano i bambini e i loro genitori. Cantare l’inno a volte è un gesto di esibizionismo, per lui è sincerità. Parla poco l’italiano, ma conosce Roma, Roma, Roma, che è il manifesto del tifoso. Alza il pugno e urla forte core de sta città. E quel core, guai a chi lo tocca. Non è il momento di ricordare quando Tammy ha spesso ammesso di voler, un giorno, tornare in Premier, nella sua Londra, che lo ha cresciuto e abbandonato, per poi trovare riparo qui. Da Tuchel a Mourinho, un percorso verso il cielo: dall’anonimato a re di Roma.
E’ capitato nell’anno in cui i tifosi si sono riavvicinati in massa alla squadra e questo scambio di passioni, magari potrà fare la differenza in futuro, magari stoppando certe ambizioni, come quella di voler vincere una Champions da protagonista. E chissà se, e quando, la Roma potrà portarlo a sognare questo traguardo. Per adesso Tammy si accontenta di quello che ha, di una Coppa vinta da protagonista.
Ha deciso gli ottavi contro il Vitesse, i quarti col Bodø, così come la semifinale con il Leicester, e non andiamo troppo indietro con il tempo, con le reti firmate nella fase a girone. Terza coppa in meno di un anno, due col Chelsea, Champions e Supercoppa europea, più la Conference con la Roma. La più piccola, quest’ultima, ma la più grande per lui. Che proprio ieri ha scritto, postando una foto con la medaglia in bocca e la Coppa tra le mani: «Sono venuto. Abbiamo creduto. Abbiamo raggiunto. La storia è fatta». E così sia.
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