ULTIME NOTIZIE AS ROMA UDINESE – Ripartenza riuscita, ma quanta sofferenza. L’ultima Roma è un’illusione. L’ultima Roma crea tante aspettative e poi ti delude. Come con il Verona, scatta, pressa, crea, comanda e segna. Poi, inspiegabilmente, cala, s’abbassa, lascia l’iniziativa ai rivali che, nel caso, sono nettamente inferiori sul piano tecnico, scrive La Gazzetta dello Sport.
Stavolta però, grazie a una buona prova della difesa e a una certa inconsistenza dell’attacco friulano, protegge il fragile tesoretto del gol di Abraham e si presenta al derby con 4 punti di vantaggio. Ma senza Pellegrini, che nel concitato finale ha subito il secondo giallo. Poteva andare peggio, poteva piovere sul gol dell’inglese, il primo all’Olimpico in campionato.
È stata, come detto, una gara double face. Gotti non ha fatto un turn over… tattico. Ha riproposto la squadra, fatta eccezione per Makengo, che aveva ben impressionato nelle prime partite, con Pereyra dietro Pussetto e Deulofeu. Chiaro il tentativo di non farsi schiacciare, stare il più alti possibili. Ma un conto sono gli intenti, un conto è la realtà.
La Roma, con Mkhitaryan di nuovo subito in campo, ha giocato una quarantina di minuti ad alto livello: ha aggredito subito gli spazi e la sfida, con anche Calafiori e Karsdorp in continua spinta, ha ricamato manovre precise e pericolose. Sono fioccati i corner e le occasioni (due pali di Micki e Zaniolo), e il vantaggio era nell’aria per due motivi.
Il primo: riconquistata palla, l’Udinese non riusciva quasi mai a ripartire grazie al pressing di Veretout e compagnia e a una certa imprecisione nelle uscite dei centrocampisti. Secondo: una produzione industriale di errori, tecnici e d’ingenuità, della difesa. Il vantaggio di Abraham è il riassunto dell’analisi.
Quando Calafiori si è lanciato sulla fascia, Molina era in vantaggio ma ha cincischiato e si è fatto soffiare la palla. Sul cross conseguente, Nuytinck al posto di andare al contrasto ha fatto un passo avanti senza senso lasciando libero l’inglese di bucare Silvestri in scivolata. Un vantaggio costruito con la squadra in 10 perché Mancini era fuori a farsi medicare una ferita al volto. Qui la reazione dell’Udinese è stata buona e verso il tramonto del round ha avuto un’occasione d’oro con Pussetto che pressato da Mancini ha calciato fuori un invito “basta spingere” di Deulofeu.
E al rientro dagli spogliatoi, ecco la metamorfosi. La Roma si è accontentata di controllare senza capire che l’inerzia della partita stava cambiando. Anche perché Gotti verso il quarto d’ora ha rotto gli indugi e ha riaggiustato la squadra con i cambi. Ha dato peso all’attacco con Beto, ha inserito il guizzante Soppy (da tenere d’occhio) per un Molina stralunato e poi ha osato inserendo anche Samardzic.
Beh, l’Udinese ha preso in mano la partita, ha spinto, ha cominciato a vincere i duelli in mezzo, il povero Veretout ha corso per tutti per tamponare. Mourinho si è cautelato inserendo Smalling per Calafiori spostando Ibanez a sinistra per controllare lo scatenato Soppy. E il risultato è stato che la Roma si è accontentata di qualche ripartenza senza mai rendersi pericolosa, e nemmeno l’inserimento di El Shaarawy per Zaniolo è servito ad alzare la squadra.
L‘Udinese invece ha tirato otto volte senza mai, in verità, avere un’occasione vera, perché davanti a Rui Patricio è mancata di freddezza e precisione. Per dirla tutta, anche di qualità nell’esecuzione. Buon per Mourinho che Mancini e Ibanez erano in ottima giornata. Ma ora deve capire come mantenere le aspettative, e il livello, per tutta la partita.
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