ULTIME NOTIZIE AS ROMA VENEZIA ABRAHAM – Stadio Penzo, “mon amour”. Dopo la Fiorentina, un ottimo Venezia nella sua casa sull’acqua miete un’altra illustre vittima, che se l’acqua non ce l’ha alla gola, poco ci manca. Quando le cose vanno male, possono andare peggio. Il sunto delle legge di Murphy calza a pennello per la situazione della Roma, che abbandona rabbiosamente la zona Champions e entra ufficialmente in crisi, scrive La Gazzetta dello Sport.
Il bilancio dell’ultimo periodo giallorosso è speciale, nel senso negativo. Una sola vittoria nelle ultime 7 partite tra campionato e coppe, ottenuta per di più contro l’ultima della fila, il Cagliari. Nemmeno stavolta è bastata un produzione industriale di conclusioni, ben 27, per avere ragione di una squadra che è costata molto meno del cartellino di Abraham. Che però nel suo piccolo ha una identità e una chiara consapevolezza dei limiti e dei pregi. E un allenatore che sul piano tattico non è inferiore a nessuno. Con le poche armi che ha sta stupendo e ora si trova in una posizione di classifica serena, difficile da immaginare fino a un mesetto fa. Di contro, la Roma non riesce a far fruttare il suo enorme potenziale, perché ce l’ha nonostante Mou abbia messo l’accento, anche, su un rosa corta.
Bisogna essere onesti: alla Roma non ne va bene una. Ha ritrovato un grande Abraham. Ha reagito allo svantaggio subito all’alba della sfida da un altrettanto grande Caldara, tornato al gol dopo 4 anni (toh, lo fece alla Lazio). È andata all’intervallo in vantaggio dando a tutti l’impressione che nel secondo round sarebbe dilagata.
Invece un altro rigore molto, molto dubbio ha rimesso il Venezia in carreggiata che poi ha meritato di andare a vincere la partita, cogliendo dopo il gol di Okereke anche due traverse e facendo fare un mezzo miracolo a Rui Patricio su una zuccata di Caldara. Davvero un momento strano per la Roma, che passa da fasi in cui sembra poter spaccare il mondo ad altri dove appare come una creatura fragile, pronta a sgretolarsi al primo soffio di vento contrario.
Mourinho per la prima volta ha utilizzato un 3-4-1-2 per motivi sostanziali: dietro gli mancava un difensore sinistro e davanti voleva un compagno per Abraham (nel caso Shomurodov) perché avesse più spazio e ricevesse più palloni. Una manovra riuscita, perché l’inglese è tornato devastante: ha preso un palo, è entrato nel pari di Shomurodov e ha segnato un gran gol al tramonto del primo round. Zanetti aveva proposto un 4-3-3 spurio, nel senso che spesso si trasformava in un 4-2-3-1, cercando di occupare gli spazi.
Ma ha sofferto la differenza di qualità e la prepotenza fisica degli avversari. Ma poi Zanetti ha messo energie con Sigurdsson e dopo il pari su rigore di Aramu (al quarto gol di fila in casa) ha tirato fuori dal cilindro un paio di idee dove ha vinto la sfida tattica con Mourinho. Mentre lo Special one tornava a 4 inserendo Carles Perez per avere più peso in attacco abbassando Karsdorp e Cristante, il tecnico del Venezia si metteva a 5 facendo esordire in Serie A Modolo per Kiyine, e piazzava a centrocampo Tessman per avere più muscoli. Con la Roma sbilanciata che s’infrangeva contro la difesa più solida, ha cercato gli spazi tra le linee e alla fine li ha trovati, con Ampadu (strepitoso) che ha lanciato Okereke-gol e il solito Busio: co-azione con Haps per la traversa di Henri appena entrato.
Insomma, alla fine un rigore ingiusto dato da un arbitro, Aureliano, che ne ha azzeccate davvero poche, non basta a giustificare l’ennesima gara sbagliata. Il Venezia ha colto l’attimo, ma è riuscito ad avere quasi più occasioni che in tutto il campionato (fino a ieri, solo 8 gol). Significa che la fase difensiva della Roma ha funzionato poco, come altre volte. Su questo Mou deve lavorare. Il Venezia invece, dopo la festa, potrà pensare come riuscire a fare un altro salto, riuscendo a giocare così anche con le rivali del suo livello.
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