AS ROMA NEWS ABRAHAM – Cinquanta presenze, 3.989 giocati. Si può dire che è un po’ stanco? Si può dire, per uno che non conosce turnover e che si ferma solo per squalifica (ha saltato Roma-Inter). Proprio ora, sul più bello, sull’ultimo sforzo, con un traguardo vicino: manca il bomber che, diciamo così, si è concesso qualche giornata (di campionato) di riposo, scrive Il Messaggero.
Sono sette le partite in cui Tammy non va in rete, l’ultimo acuto risale al derby, quando ha firmato una doppietta. In mezzo i gol al Leicester e al Bodø, che non è roba da poco: vorrà dire che per il ritorno alla rete dobbiamo aspettare Tirana e anche qui, eventualmente, non sarà poco. Diciamo che l’inglese in questi mesi ha perso un po’ di continuità, fatica non tanto a fare gol, e quello è un dato, ma soprattutto non è più brillante fisicamente.
Stanco, appunto. Conoscendo un po’ il suo pensiero, espresso più volte in questi mesi, se non segna non dorme la notte. Nell’ultima occasione capitatagli contro il Venezia, si capisce bene che gli sia mancata la lucidità: chance arrivata negli ultimi secondi di partita, quando la stanchezza ormai aveva preso il sopravvento su tutti, visto lo sforzo profuso dalla squadra. La partita dell’inseguimento quasi inutile e di altre energie sprecate. Abraham fino a ora ha fatto più di quanto ci si aspettasse, essendo lui al primo anno nel nostro campionato ed è noto quanto, soprattutto gli attaccanti, paghino a caro prezzo l’adattamento ai nostri ritmi, alle nostre marcature, a un calcio diverso dagli altri, specie da quello che si respira in Premier League.
Ha segnato, fino a ora 25 reti – alla prima stagione – più di tanti suoi noti colleghi che sono passati da queste parti, da Montella a Batistuta, fino a Volk, per non parlare di Pruzzo, Dzeko, Balbo, Voeller, Guaita e Prati. È andato meglio pure di Salah. E’ stato il capocannoniere della Conference fino all’ultima semifinale, quando è stato scavalcato dal suo rivale del Feyenoord (ieri sconfitto in casa 1-2 dal Twente e in più Kocku infortunato), Cyriel Dessers, che è andato a segno dieci volte, mentre Abraham si è fermato a nove.
La finale del 25 maggio, per lui ha anche questo ulteriore significato: tornare in testa per diventare re dei bomber, oltre che tornare a Roma con la Coppa. Mourinho lo ha sempre stimolato, a modo suo, mai parlandone bene fino in fondo: o meglio ha sempre fatto finta – con il sorriso – di parlarne male, ma solo per stimolarlo. «Mi rifiuto di elogiare Tammy, lui può sempre fare meglio…». Un attestato di stima non da poco.
Abraham deve tornare al gol, perché la Roma, se non segna lui, raramente vince: dopo essersi fermato al derby e parliamo del 20 marzo, i giallorossi hanno giocato sette partite di campionato vincendone solo due. La frenata fa rumore, anche perché la Roma ha dovuto fare a meno del suo uomo decisivo, che in serie A ha segnato nove volte il gol dell’uno a zero, senza contare quelli in Conference, che sono tre, i più noti quelli con Bodø e Leicester. In totale, sono quindici in campionato, nove in Conference e uno in Coppa Italia.
Tammy è diventato subito l’idolo dei tifosi, i bambini lo adorano e lui si è innamorato della città, della squadra e dei suoi inni. Si sa, lo pensa anche Mou: è destinato a tornare in Premier. Qui ci si augura il più tardi possibile. Per ora ha solo un doppio obiettivo, tornare al gol (magari non a Torino, probabilmente riposerà) nella partita più importante della stagione, a Tirana con il Feyenord. Sabato sera ha indirizzato un video messaggio, dall’interno dell’Olimpico, ai tifosi: «Ragazzi, da qui dentro vi ringrazio per questa stagione fantastica che ci avete fatto vivere, ora abbiamo un altro grande obiettivo da raggiungere tutti quanti insieme». Sì, ma Abraham deve tornare Abraham.
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