Virginia Raggi, sindaco di Roma

Altro giro di giostra per lo stadio della Roma dopo l'”incontro positivo e costruttivo” di ieri. L’effettivo insediamento per domani del tavolo tecnico annunciato mesi fa è di per sé una buona notizia. Almeno testimonia dell’esistenza di una trattativa sulla riduzione delle volumetrie. Peccato che le «correzioni» sul tavolo siano le stesse di fine novembre: il 20% in meno di cubature, che si raggiungerebbe trasformando i grattacieli del business park in palazzine e tagliando il ponte verso la Roma-Fiumicino. In questo modo, i proponenti rinuncerebbero a poco più di duecentomila metri cubi, ma in cambio risparmierebbero circa 55 milioni di opere pubbliche. Trovare una quadra nella riunione tecnica di domani resta un’impresa difficile, anche perché il calendario non concede altre date. E pure nel caso che i tecnici trovino una sintesi accettabile, dovrebbero sottoporla al giudizio della Giunta Raggi, in un nuovo incontro da fissare entro la prossima settimana, che dovrebbe dare il responso definitivo: dentro, e a quel punto resterebbero una quindicina di giorni prima della Chiusura della Conferenza di servizi (3 marzo) per rivedere quel parere negativo inviato dagli uffici comunali e far approvare la variante al prg.

Difficile prevedere un finale. Se la Raggi riuscirà a mettere in minoranza la linea del «guastatore» Berdini, il progetto, seppure rivisto al ribasso, andrà in porto. E l’assessore – che intende autorizzare solo le cubature previste dall’attuale piano regolatore, cioè circa 112mila metri quadri che basterebbero per lo stadio e qualche negozio, non per il centro direzionale che garantisce la sostenibilità finanziaria dell’opera – rassegnerà le sue dimissioni.

(Gazzetta dello Sport)



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