ULTIME NOTIZIE MORTE RAIOLA – Davanti al San Raffaele c’è il silenzio. In questo triste ultimo sabato di aprile nessuno ha voglia di parlare. Solo bocche cucite, come chiesto comprensibilmente dalla famiglia di Mino Raiola, il super procuratore che è morto ieri a soli 54 anni, scrive La Gazzetta dello Sport.
Fuori dal settore Q2 dell’ospedale milanese ci sono i giornalisti (anche una troupe arrivata dalla Norvegia, patria di Erling Haaland, uno dei suoi pupilli che lo ha definito «il migliore»), qualche curioso che vuole sapere cosa sia successo, infermieri in pausa sigaretta e il via vai di ambulanze nel vicino pronto soccorso. Per il resto, regna una calma surreale.
E’ stata la famiglia a dare la notizia della scomparsa di Raiola con un post sui social intorno alle 16 che ha fatto in breve il giro del mondo. «Con infinito dolore annunciamo la scomparsa di Mino, il più straordinario procuratore di sempre. Mino ha lottato fino all’ultimo istante con tutte le sue forze proprio come faceva per difendere i calciatori. E ancora una volta ci ha resi orgogliosi di lui, senza nemmeno rendersene conto. Mino è stato parte delle vite di tanti calciatori e ha scritto un capitolo indelebile della storia del calcio moderno. Ci mancherà per sempre e il suo progetto di rendere il mondo del calcio un posto migliore per i calciatori sarà portato avanti con la stessa passione. Ringraziamo di cuore coloro che gli sono stati vicini e chiediamo a tutti di rispettare la privacy di familiari e amici in questo momento di grande dolore».
Le notizie sulle sue precarie condizioni di salute erano trapelate già lo scorso gennaio: era stato ricoverato e aveva subito un delicato intervento chirurgico all’ospedale “San Raffaele” di Milano per una patologia non legata a un’infezione da Covid. Il suo staff, però, si affrettò a precisare che quelle cure a cui era stato sottoposto rientravano in un ciclo di controllo programmati da tempo.
Poi il veloce peggiorare della situazione, fino al triste epilogo di ieri. L’agente era in condizioni gravissime da giorni, giovedì scorso sul suo profilo social era comparsa una battuta («Per la seconda volta in 4 mesi mi uccidono. Sembrano anche in grado di resuscitarmi…») dopo la falsa notizia della sua morte che si era propagata all’improvviso. Notizia poi smentita da Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele, storico medico personale di Silvio Berlusconi e da novembre anche presidente del Genoa. Stavolta, invece, è tutto vero.
Raiola è stato un personaggio discusso nel mondo del calcio. Si è fatto dal nulla e dal nulla ha costruito un vero e proprio impero, difendendo gli interessi dei giocatori (e di riflesso, logicamente, anche i suoi) di cui aveva la procura, forte di un potere sconfinato. Spesso è entrato in rotta di collisione con i tifosi, le istituzioni e soprattutto le società. Emblematico lo scontro con il Milan durante l’estenuante trattativa per il rinnovo di Gigio Donnarumma che a giugno 2021 effettivamente è andato a scadenza, sbarcando al Psg a parametro zero con un contratto da favola.
Ma i giocatori gli volevano un bene dell’anima e non solo perché gli faceva guadagnare tantissimi soldi. Lo consideravano una persona di famiglia, uno di cui fidarsi, uno da chiamare nel momento del bisogno. Ecco perché ad esempio Zlatan Ibrahimovic, che era legato da quasi 20 anni a Raiola, ovvero dai tempi dell’Ajax dove Zlatan non riusciva a esprimere in pieno il proprio talento, giovedì scorso è corso al San Raffaele, per vederlo per l’ultima volta. Ecco perché Mario Balotelli, un altro dei suoi assistiti, ieri sera è partito dalla Turchia per tornare in Italia: vuole esserci a ogni costo al funerale.
Ecco perché gran parte del mondo del calcio – dai giocatori ai colleghi procuratori, dai direttori sportivi a molti presidenti – ha voluto rendergli omaggio. «E’ stato un amico e un interlocutore nell’attività lavorativa, una persona di qualità ed elevata competenza – le parole di Beppe Marotta, a.d. dell’Inter -. Sono stati molti i momenti positivi insieme, di collaborazione e intenso lavoro, con qualche contrasto ma sempre corretto, nel rispetto delle persone e delle professionalità».
Marotta ha sottolineato la doppia operazione con Pogba, con il passaggio dal Manchester United alla Juventus a 19 anni a parametro zero e dalla Juventus ai Red Devils per una cifra intorno ai 110 milioni. «Un grande capolavoro in cui Raiola ha avuto un ruolo importante. Il mondo del calcio perde un grande professionista», ha aggiunto il dirigente nerazzurro.
Anche Andrea Agnelli lo ha ricordato affettuosamente: «Non prendere in giro in Paradiso, loro conoscono la verità… Tvb, Mino». E non poteva mancare Adriano Galliani, ora a.d. del Monza, con il quale ai tempi del Milan la collaborazione è stata strettissima. Il braccio destro di Silvio Berlusconi si dice «affettuosamente vicino alla famiglia e piange la scomparsa del caro amico Mino, grande manager calcistico, innovatore nel suo settore e sempre leale nelle trattative. Riposa in pace».
L’ex tecnico Fabio Capello ricorda le grandi qualità professionali di Raiola sottolineando «la sua grande capacità nel conquistare la fiducia dei giocatori di alto livello perché non si sceglie un procuratore per antipatia o simpatia».
Mentre Dino Zoff, da ex tecnico e presidente, ricorda un Raiola alle prime armi. «Quando ero presidente della Lazio sono stato uno dei primi a conoscerlo, faceva l’interprete quando arrivò Nedved. Non era ancora nell’ambito dei procuratori. La sua qualità era quella di meritarsi la fiducia dei calciatori perché aveva il meglio». E il meglio adesso si stringe attorno a un uomo che ha rivoluzionato il modo di fare mercato.
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