Il suo messaggio Luciano Spalletti l’ha lanciato forte e chiaro: da Trigoria, quando lo ha inserito nella lista dei convocati come centrocampista, e da Boston, quando lo ha schierato in attacco «perché è maestro contro la linea difensiva avversaria». Se, quindi, Alessandro Florenzi sarà il terzino titolare della Roma del prossimo anno sarà più una necessità che una scelta precisa. Lo sa l’allenatore, lo sa la società, lo sa anche lui, magari stufo di sentir parlare sempre del suo ruolo. Ormai non ne ha uno fisso, croce, ma anche delizia, della sua carriera: «Tranne il difensore centrale e il portiere ho fatto tutto, anche la punta. Io sono pronto a giocare dovunque, tanto se mi mettono in porta faccio bene anche lì…». Sorride, Florenzi, mentre parla ai canali ufficiali del club, ormai sempre più a suo agio davanti alle telecamere. Ride e scherza, ma si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa, soprattutto quando dice che nel calcio «spesso si ha la memoria corta». Si riferisce a quanto fatto nel girone di ritorno dalla Roma, un cammino importante, ma che però, come da 8 anni a questa parte, non ha portato a niente. Nessun trofeo, una mancanza che i tifosi avvertono sempre di più: «Vogliamo far ricredere quelli in malafede o i giornalisti che ci criticano – dice ancora Florenzi – e in questo senso è meglio partire a fari spenti. Le parole servono a poco, contano i fatti».
VERSO IL PRELIMINARE – I fatti dicono che la Roma ha peggiorato il rendimento degli ultimi due anni, per questo Florenzi ammette: «Serve tanto lavoro, ma noi siamo carichi e propositivi per la stagione». Mancano meno di tre settimane al preliminare di Champions, tappa fondamentale per squadra e società. «L’importante è l’atteggiamento, non pensare mai alla partita precedente ma a quella successiva. Così potremo provare a vincere tutte le partite». Senza rimpianti, quindi, proprio come l’Italia. «L’Europeo è stata un’esperienza bellissima, anche se non abbiamo vinto e alla fine conta quello. Mi porto dietro 22 amici, un gruppo fantastico che ha dato tutto, battuto la Spagna e fatto soffrire la Germania, per me ancora oggi la squadra più forte».
SENATORE – A 25 anni si è imposto anche con Conte, nella Roma è uno dei senatori e quindi parla a ruota libera di Ricci e Gerson: «Con Federico abbiamo in comune l’esperienza a Crotone. Io lo trovo maturato, dovrà mettere in difficoltà Spalletti. Trovo cambiato anche Gerson, sembra un’altra persona, in positivo, rispetto a quello che ho conosciuto sei mesi fa». Anche per il brasiliano, quindi, poche parole, rispetto a quelle che diceva in Brasile fino a qualche settimana fa (padre compreso) e tanti fatti: la ricetta di Florenzi, evidentemente, deve valere per tutti.
(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli)
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