(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) Con Atalanta e Benevento sono arrivati sei punti, esattamente il 100% di quanto era possibile portare a casa. Per capire, però, di che pasta è fatta davvero questa Roma nel formato trasferta arriva una sequenza di partite niente male. Anzi, a dir poco impegnative, se non fosse al meno per il fatto che delle prossime 5 partite in programma la Roma ne giocherà ben 4 lontane dallo stadio Olimpico. E se la gara di mercoledì prossimo di Champions League a Baku, contro il Qarabag, sembra quella più agevole (anche se poi i giallorossi si ritroveranno a giocare in uno stadio pie no quasi come un uovo, con circa 50mila persone), le altre fanno venire quella scossa improvvisa che ti mette addosso i brividi: San Siro domenica prossima, contro il Milan, poi Stamford Bridge per la sfida al Chelsea e l’altro Olimpico, quello di Torino, per la gara contro i granata di Mihajlovic. Insomma, tre stadi imponenti, ma soprattutto tre trasferte dure, se non durissime. Che, però, ci diranno appunto quanto vale davvero questa Roma in formato esterno.
PASSAGGIO CHIAVE – Poi, è vero, il discorso girerà del tutto, perché passato questo passaggio la Roma vivrà esattamente l’opposto e cioè 4 partite in casa su 5, con la tripletta Crotone-Bologna-Chelsea intervallata dalla trasferta di Firenze, per poi chiudere con il derby (casalingo) con la Lazio. Prima, però, bisogna uscire con più punti possibile dal ciclo a cavallo della sosta per le nazionali. Molto dipenderà proprio dalla sfida in programma in Azerbaijan, che ha una doppia valenza: quella sostanzialmente di garantirsi il posto (alme no) in Europa League, tagliando fuori quasi di netto il Qarabagnella corsa all’eventuale terzo posto nel girone; e quella di andare a San Siro, contro il Milan, con il morale più alto possibile, per affrontare una gara già «pesante» nella corsa alla prossima Champions League. Perché proprio quella sarà un’altra trasferta decisiva e che può segnare, nel bene o nel male, il destino della Roma in campionato. Non fosse altro, appunto, perché si tratta di uno scontro diretto con una delle altre 4 che sulla carta puntano all’Europa che conta.
SOLIDITÀ DIFENSIVA – Nelle due gare giocate finora in trasferta (a Bergamo e Benevento) la Roma non ha mai subito gol. Un dato incoraggiante, anche se troppo piccolo come frequenza per farne una statistica effettiva e veritiera. Si riparte però proprio da qui, perché la solidità difensiva sarà fonda mentale per le sfide che stanno per venire. A Baku, presumibilmente, i pericoli saranno ridotti al minimo (almeno così si spera a Trigoria), ma poi ci vorrà davvero un equilibrio perfetto per cercare di non subire reti. O, quantomeno, di non soffrire troppo tra San Siro, Londra e Torino. La Roma conta su questo per fare risultato e, possibilmente, anche vincere. E su di una condizione che sembra sempre migliore, di partita in partita. Insomma, ci vorrà una Roma di ferro. Nel cuore e nel carattere, ma anche nella lotta e nei contrasti. Fuori, del resto, si vince così.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA