AS ROMA NEWS FEYENOORD ALDAIR – Aldair, ex difensore della Roma e reduce della finale di Coppa Uefa di 31 anni fa contro l’Inter, ha rilasciato un’intervista a Il Messaggero parlando della finale di Conference League.
Aldair, sono trascorsi ormai 31 anni.
«Sono diventato vecchio…Mi avvicino ai 60, non ci posso pensare».
Cosa ricorda di quel doppio confronto con l’Inter in coppa Uefa?
«Quasi tutto. All’andata giocammo male. Troppo tesi, attendisti, senza contare che un arbitro russo ne combinò di tutti i colori. Noi eravamo una squadra non fortissima ma composta da ragazzi molto intelligenti che sapevano giocare al calcio. Quella finale arrivò al termine di una stagione particolare, legata sia alla scomparsa del presidente Dino Viola che al passaggio di proprietà. Al ritorno all’Olimpico giocammo invece una partita bellissima, in uno stadio incredibile, con un’atmosfera indimenticabile. Segnò Rugero’ (rigorosamente pronunciato con una r, il riferimento è a Ruggero Rizzitelli, ndr), sfiorammo anche il secondo gol che ci avrebbe portato ai supplementari. Non fummo fortunati anche se quell’Inter era molto forte».
Lei ha disputato finali di coppe europee, Coppa del mondo, Confederations Cup, Copa America, coppa Italia, Supercoppa di Portogallo: come ci si approccia a partite del genere?
«Ognuno le affronta in modo diverso. C’è chi è più calmo, altri sono più agitati. Una cosa però accomuna tutti i giocatori: il pensiero fisso. Una settimana, dieci giorni prima non si pensa che a quella partita. Puoi averne da giocare altre, ma non fai altro che pensare a quella gara. Bisogna provare a restare tranquilli, a non caricare troppo l’evento e in quello è importante l’allenatore e il clima che si respira nello spogliatoio. Ma è impossibile non pensarci».
All’epoca voi disputaste una finale doppia, andata e ritorno. Stavolta è unica. Un vantaggio o meno per la Roma?
«Considero la Roma favorita, anzi favoritissima. Non conosco bene il Feyenoord ma da quel poco che ho visto i giallorossi sono più forti. Attenzione quindi alle sorprese. Nelle finali secche basta un nulla, per rovinarsi la partita. Si fosse trattato di andata e ritorno non avrei avuto dubbi su chi avrebbe vinto. In questo caso, bisogna stare molto attenti».
Come valuta la prima stagione di Mourinho?
«Ha fatto un buon lavoro. A me fa sorridere il fatto che quando gli fanno domande di calcio, lui parla spesso d’altro. Ma è un modo per proteggere la squadra e i calciatori alla fine lo apprezzano. Per un bilancio però bisogna aspettare. Speriamo riesca a vincere la coppa».
Di certo un risultato lo ha già conseguito, quello di ricompattare la tifoseria.
«E’ stato bravo anche se ha trovato terreno fertile. Il pubblico della Roma è eccezionale, ha pochi eguali al mondo. Ora poi si potrebbe tornare a vincere dopo tanto tempo, l’entusiasmo è normale».
Tra i difensori attualmente in rosa, con chi si sarebbe trovato meglio a far coppia?
«Non lo so. Sono diversi, c’è quello veloce, quello più tecnico. Insieme hanno formato un buon pacchetto difensivo. Se devo esprimere una preferenza, a me piace Mancini perché non ha paura di far partire l’azione, esce sempre palla al piede, è abbastanza attento in marcatura. È troppo ammonito? Sì, anche se va detto che ormai nel calcio moderno si fischia tutto, qualsiasi contatto. Secondo me bisognerebbe lasciar giocare di più».
Lei questa sera sarà presente a Tirana, ospite della Roma. Uomo-partita della finale?
«Speriamo innanzitutto che Mkhitaryan abbia recuperato realmente, è uno che legge la partita come pochi. C’è Abraham che ha portato la squadra in finale ma io dico Pellegrini. E’ importante, in questa squadra ha un ruolo chiave. Punto su Lorenzo».
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA