Aleksandar Kolarov

(Corriere della Sera) Le tre leggi di Alexandar Kolarov calano su Anfield nella conferenza stampa che introduce al grande match: 1) se siamo qui non è certo per caso; 2) se pensiamo che il Liverpool sia soltanto Salah commettiamo un grande errore; 3) parlano tutti del terrificante impatto della Kop, la curva che non ti fa camminare mai da solo, ma tra otto giorni ci sarà il ritorno all’Olimpico dove il Barcellona, ad esempio, si è divertito poco. (…) Essere leader vuol dire vivere ogni giorno come se fosse unico, senza farsi influenzare troppo dal passato. Lo dice una prima volta quando gli chiedono quali erano i suoi veri obiettivi nel momento in cui ha firmato per la Roma: «Non ci ho proprio pensato. Ragiono gara dopo gara, ma quello che posso dire è che nessuno ci ha regalato niente e siamo qui per merito. Come ha fatto anche il Liverpool (…)». Lo ribadisce davanti al tormentone del come si ferma Salah: «Contro il Barcellona abbiamo fatto un’impresa giocando di squadra e così dobbiamo fare anche contro il Liverpool. I campioni, come Messi o Salah, si limitano con il collettivo (…)». La paura è l’unico avversario che non puoi battere, perché è già entrato dentro di te. «Sul pullman, mentre venivamo allo stadio, ho visto in tutti la concentrazione giusta. Sono le partite che da bambino sogni di giocare e non sono certo arrivato fin qui per non provarci fino in fondo».



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