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Rassegna stampa

Alessio: “Un campione e un trascinatore. Pedro conquisterà la Roma”

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NOTIZIE AS ROMA PEDRO – «Pedro non si discute, non riesco a trovargli un difetto. È un calciatore completo». Garantisce Angelo Alessio, 55 anni, storico vice di Conte. Oggi è tornato ad allenare: prima di Kilmarnock, ultima esperienza in panchina, è stato il braccio destro dell’attuale tecnico dell’Inter per otto stagioni. Siena, Juve, Italia e Chelsea (2016-2018), dove Alessio ha visto Pedro da vicino. Un passo dietro Conte. «Non potevamo fare a meno di lui». Sotto la loro gestione, l’esterno spagnolo ha vinto la Premier del 2017 e la Fa Cup del 2018. Ora è pronto per una nuova sfida con la Roma.

Pedro a parametro zero, un colpo?

«Assolutamente sì. Nonostante abbia quasi 33 anni resta un valore aggiunto per il club e per la Serie A. Un grandissimo affare. La Roma ha fatto bene a metterlo al centro del progetto, in Italia avrà un ruolo di primo piano. Alza il livello della rosa, sia tecnico che mentale. Tutti vorrebbero in squadra uno come lui».

Al Chelsea ha sempre giocato.

«Lui e Hazard erano le nostre stelle, impostavamo il gioco sulle fasce proprio per coinvolgerli. Fabregas lanciava, poi ci pensavano loro. Due certezze. Pedro è un campione, è uno di quelli che ti trascina alla vittoria. È abituato a giocare le sfide decisive, quelle ad alta pressione. In un Barcellona di fenomeni, ha sempre trovato spazio. Non è certamente un caso».

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Quali sono i suoi segreti?

«Giocavamo col tridente. Spesso lo schieravamo a sinistra, ma può giocare su entrambe le fasce. È veloce di pensiero, anticipa le giocate ed è bravo a smarcarsi. Al di là dell’aspetto tecnico, sono queste la sue migliori qualità. Conte era entusiasta di lui, lo sarà sicuramente anche Fonseca».

Uno stimolo in più per i giovani.

«Esatto. Penso a Zaniolo o a Lorenzo Pellegrini. Crescere accanto a un giocatore che ha vinto tutto, e vederlo allenarsi con l’intensità di un ventenne, può solo aiutarli a migliorare. Trasmette fame di arrivare e mentalità vincente. Anche al Chelsea, in quei due anni, c’erano diversi ragazzi di talento: ogni tanto facevamo salire in prima squadra Hudson-Odoi, stesso ruolo di Pedro e Hazard. Aveva 17 anni, e Pedro lo prese sotto la sua ala. In partitella gli diceva come muoversi, come attaccare lo spazio, le scelte da fare durante la gara. Un altruista».

Dal punto di vista umano, che ragazzo è?

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«Competitivo, serio, educato. Mai una parola fuori posto o un gesto di stizza. Non ha mai creato problemi, gli volevano bene tutti».

Il match in cui la conquistò?

«Chelsea-Manchester United 4-0, ottobre 2016, noi contro Mourinho. Un successo, e lo spagnolo fu decisivo come sempre. Durante la settimana provammo alcuni schemi svariate volte, Conte martellò gli esterni in modo particolare. Voleva la perfezione. A fine sessione, ogni giorno, Pedro ci diceva di stare tranquilli. “Vedrete, segnerò io”, diceva. Previsione giusta: primo minuto di gioco, taglio alle spalle dei difensori e gol dopo aver scartato il portiere. Furbizia, intelligenza e velocità: una rete alla Pedro».

(Gazzetta dello Sport)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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