Fermate i luoghi comuni: il portiere non è un uomo solo. Semmai ha bisogno di restare solo. Il portiere può essere molto tormentato, o addirittura nervoso, se a pochi metri siede un omologo altrettanto bravo. Una porta di calcio è un letto singolo, non è fatta per essere condivisa a seconda delle giornate. E così in casa Roma esplode ufficialmente, a distanza di sicurezza dall’Italia e dagli impegni della squadra, una questione che era rimasta sopita nei primi due mesi di stagione. Szczesny contro Alisson. Non direttamente ma contemporaneamente. Uno parla dal ritiro della Polonia, l’altro da quello del Brasile, alla vigilia delle rispettive partite. E non dicono frasi di circostanza, in un confronto incrociato del quale nessuno dei due era a conoscenza. Come negli interrogatori della polizia.

NUMERO UNO – Sentite Szczesny, sempre sorridente, a tratti flemmatico mentre parla con i giornalisti del suo Paese in una conferenza a quattro voci. Tra una domanda e l’altra, tanto per dimostrare che l’evento non lo entusiasma, giocherella con il telefonino, a testa bassa. Poi risponde, nella sua lingua: «Non mi pare di aver ancora saltato una partita di campionato. Ho saltato la partita contro l’Astra Giurgiu come tre quarti della squadra. E’ bello scrivere “Szczesny è andato in panchina in Europa League”, sicuramente più bello che scrivere “Szczesny è andato in panchina in Europa League come tre quarti della squadra per riposare invece di giocare una partita già vinta”… Non c’è nessun problema tra me e la Roma, io sto benissimo e sono soddisfatto».

L’ALTRO – Sarà pure soddisfatto, Szczesny, ma non sembra contento. E può esserlo ancora meno il rivale Alisson, preso quasi un anno fa con l’idea di giocare titolare e nei fatti relegato al ruolo di portiere di notte: per l’Europa League e più avanti la Coppa Italia, poi, nemmeno per la Champions. Di questo passo Alisson rischia di perdere il posto nella nazionale brasiliana e confessa le sue perplessità. «Spalletti non ha mai detto che io sarei stato il portiere delle coppe e Szczesny quello del campionato – ha detto a “Lance” – Ma nei fatti sta succedendo questo. Quest’alternanza per me non è proprio un bene: all’Internacional giocavo molto più spesso, così si fatica di più a migliorare. Per fortuna in nazionale ho più spazio…». Sul suo ambientamento Alisson spiega: «Non ho trovato grandi differenze nella preparazione, quindi mi sono adattato bene nonostante i problemi con la lingua. Semmai la novità per me è la preparazione tattica della partita, molto più accurata soprattutto sulla fase difensiva. Speriamo, come squadra, di dare fastidio alla Juventus che in Italia è la grande favorita per lo scudetto. Ma c’è anche la possibilità di vincere una coppa che sarebbe importante per il nostro club».

SCENARIO – Spalletti sull’argomento è sempre stato deciso: «Gioca chi sta meglio, posso cambiare tutti i giocatori e anche i portieri. Il calcio è cambiato». La società è convinta che non esista alcun caso, anche perché i rapporti tra i due professionisti sono ottimi. Ma il disagio adesso è pubblico e bilaterale, tra irritazione e delusione: all’allenatore il compito di gestirlo a partire dalla prossima settimana.

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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