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Rassegna stampa

Allegri contro Mourinho, difesa e ripartenze: il bel gioco non paga, conta solo vincere

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AS ROMA NEWS JUVENTUS ALLEGRI MOURINHO – Il risultatismo come stile di vita, di gioco, di pensiero. Vincere e basta, non importa come. Se risultatista fa rima con difensivista, non rileva. Tutto il resto è filosofia, noia e chiacchiera fine a se stessa. A Torino si gioca il derby dei più grandi risultatisti della Serie A, Massimiliano Allegri contro José Mourinho, allenatori in realtà uniti nella lotta ai giochisti, a quanti pensano che non possa esserci vittoria senza bellezza, scrive La Gazzetta dello Sport.

Mou in verità è uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio, quinto assoluto con 26 trofei, dietro Valery Lobanovski (27), Mircea Lucescu (34), Pep Guardiola (35) e Alex Ferguson (49). Allegri vale oggi la metà di Mourinho, non pochi, ma tutti in Italia. Ad Allegri manca la consacrazione internazionale.

Nella conferenza stampa della vigilia, Mourinho ha rivendicato con orgoglio l’appartenenza al partito suo e di Allegri: «C’è gente che quando si parla di risultatisti pensa sia negativo. Io penso a cose positive. La Juve difende tanto e bene, in contropiede è fortissima, sulle palle inattive hanno fatto tanti punti».

Allegri ha ricambiato la cortesia con un tipico ragionamento risultatista: «La Roma è una squadra scorbutica con uno dei migliori allenatori in panchina e con giocatori di talento davanti. Servirà una partita di pazienza senza strafare. È importante avere la paura di subire gol per evitare disattenzioni». Il manifesto programmatico della strategia della Juve allegriana di ieri, oggi e domani: contenere, aspettare e ripartire.

Gli stessi principi base a cui si ispira Mourinho. Il portoghese, per mentalità vincente e presenza scenica, sarebbe stato un allenatore perfetto per la Juve, ma il suo biennio all’Inter, con immersione totale nell’interismo, lo ha reso indigesto al mondo Juve. Quando si presentò allo Stadium da allenatore del Manchester United, fece il gesto dell’orecchio e attirò gli strali di tutti. Le stagioni alla Roma hanno aumentato l’allergia, però non si può escludere nulla.

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Il risultatismo/difensivismo applicato a Juve e Roma non è un concetto vago. I numeri supportano l’etichetta. Secondo i dati Opta, la Juve dopo 18 giornate è la squadra di Serie A che ha concesso meno tiri in porta, appena 44, e la Roma è la squadra che ha subito meno tiri totali, nello specchio e fuori, 164. Numeri che ci dicono come Juve e Roma non siano avvicinabili e aggredibili con facilità. Squadre respingenti. Alla base sta l’atteggiamento.

I risultatisti bollano come insignificanti certi valori, ma il baricentro medio – l’altezza sul campo tenuta dalla squadra – definisce la postura di una formazione. Di norma più si sta alti più si è aggressivi e viceversa più si sta bassi più si è conservativi. Finora Juve e Roma hanno mantenuto un baricentro basso, a 50 metri e mezzo la Juve e a 49 metri esatti la Roma. Conseguente il recupero palla poco elevato: la Juve in media lo effettua a 34,6 metri; la Roma a 35,9. Il che presuppone contropiede lunghi, alla vecchia maniera.

Una lunga fase di studio, questo ci aspettiamo stasera, e speriamo di sbagliarci perché, se uno aspetta l’altro e nessuno si fa avanti, lo spettacolo ne risente, anche se lo spettacolo inteso come gioco bello e coraggioso non è una priorità né di Allegri né di Mourinho. Juve e Roma si disporranno con sistemi a specchio, 3-5-2 contro 3-5-2, e la simmetria quasi ideale non depone a favore di uno scarto dai binari. Lo 0-0 è un risultato abbastanza possibile, anche se Juve e Roma godono di giocatori capaci di inventarsi la giocata e di rompere l’equilibrio, e a quel punto chi andrà sotto dovrà farsi avanti e concedersi alle ripartenze altrui, l’incubo di ogni allenatore risultatista.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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