Gabriele Sandri

(Il Messaggero – V. Arnaldi) Un grande striscione, “Il tuo sorriso li perseguiterà”, vicino al palco. Un altro, poco distante, “La tua storia si tramanderà e non si oscurerà come il sole”. Una canzone dedicata alla giornata. Migliaia i tifosi, laziali ma anche di altre squadre, giunti da varie regioni, che ieri nel primo pomeriggio si sono riuniti all’Olimpico, sotto la curva Nord, per ricordare Gabriele Sandri a dieci anni dalla morte. Era l’11 novembre 2007, quando Gabbo, 26 anni, in viaggio con gli amici per seguire la Lazio in trasferta, fu ucciso da un colpo sparato da Luigi Spaccarotella, all’epoca agente di polizia, nella stazione di servizio di Badia al Pino Ovest sull’A1. A ricordare quel giorno sono stati gli amici di Sandri. Chi in quelle ore era insieme a lui, come Francesco Maverick: «Non si possono semplificare in pochi minuti 36 anni di vita di una persona e dico 36 perché Gabriele da dieci è qui e vive nel ricordo e nel cuore di amici e familiari». E anche chi quel giorno, alla trasferta, non ha potuto prendere parte. «Telefonavo – ricorda un amico – il display del mio cellulare diceva Gabri, il suo rispondeva libero».

SUL PALCO – Sopra e sotto il palco, molti tifosi, senza colori e senza bandiere. «Nonostante abbia girato l’Italia e incontrato molti – dice Piergiorgio Sandri, padre di Gabbo – ancorami emoziono vedendo tanta partecipazione. Gabriele non sarà mai dimenticato. Qui c’è amore». E di amore parla anche il fratello di Gabbo, Cristiano, che sottolinea la vicinanza dei tifosi che, negli anni, «ci ha scaldato il cuore». L’odio, però, seppure per poco, macchia la manifestazione. Alcuni esponenti della curva Nord, commentano dal palco la notizia secondo cui Spaccarotella, in semilibertà, avrebbe difficoltà a trovare lavoro: «Gli auguriamo di vivere il resto dei suoi giorni in miseria. E di incontrarci. Non siamo lo Stato, da parte nostra non c’è misericordia, non c’è pietà». Una parte dei presenti risponde con il coro «Odierò Spaccarotella finché vivrò». Dai microfoni nuovi messaggi di serenità. Ed è la pace a vincere. Gli stessi tifosi della Nord leggono un testo della Sud per Gabbo: «Ora non sei più di destra o di sinistra, pariolino o borgataro, tifoso buono o tifoso cattivo: ora sei libero». Nella giornata prende la parola pure Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo, ucciso il 28 ottobre 1979, durante il derby, da un razzo partito dalla curva Sud: per lui il regalo di una delle foto del padre dalla coreografia “10-100-1000 Paparelli” eseguita durante Benevento-Lazio. Presente pure Antonio Buccioni, presidente della S.S. Lazio. Poi, Claudio Galimberti, il Bocia, e delegazioni di più tifoserie.

LE FAMIGLIE – Nella mattinata la famiglia aveva ricevuto la telefonata di Gianni Alemanno: «Roma si inchina alla memoria di un giovane pulito come Gabriele». Un minuto di silenzio chiude la manifestazione. Dopo, i fumogeni. Alle 17, amici e familiari sono alla chiesa di San Pio X, alla Balduina, per partecipare alla messa e poter dire ancora una volta “Ciao Gabbo”.



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