Quella in riva all’Arno non è una notte da uomini d’area, come nel pomeriggio di San Siro (vedi Icardi) o a Fuori-grotta a Napoli (le magie di Milik). Cosi a decidere la sfida che sgonfia la Roma e riaccende la Fiorentina è una saetta, quasi improvvisa, dell’architetto del centrocampo viola Badelj, tre minuti dopo il palo fatto tremare dall’incursione del giallorosso Nainggolan. La rete che spacca in due il duello e viziata dalla posizione di Kalinic, in fuorigioco perché solo davanti al portiere romanista e sulla traiettoria del pallone, e indirizza una partita che avrebbe meritato, come verdetto, il pareggio.

Rete in fuorigioco Il punto che più fa tremare la Roma è la difesa. Là dietro Spalletti, colpa del mercato, deve ritrovare gli equilibri e adesso anche gli interpreti. Il problema è la fascia sinistra dove Juan Jesus non dà garanzie ed Emerson uguale: cosi, nella notte di Firenze, è Bruno Peres il camaleonte a occupare la corsia non proprio preferita. L’unica sicurezza è Manolas, leader della retroguardia e impeccabile, almeno ieri, nelle chiusure. Il gioco lo fa la Roma, ma con molta confusione: i giallorossi cercano l’affondo per vie centrali quando la loro forza e negli esterni e, infatti, non appena la manovra si «apre» piovono i pericoli per i ragazzi di casa. Il copione è questo: Florenzi confeziona almeno tre traiettorie velenose per Dzeko, ma il gigante bosniaco spreca (clamoroso l’errore di testa in avvio davanti a Tatarusanu, dopo che Tomovic era saltato fuori tempo). Già, Dzeko. Osservando i movimenti dell’attaccante romanista viene da pensare cosa sarebbe, o potrebbe diventare, la Roma se come punto di riferimento centrale ci fosse un giocatore da venti reti a stagione come minimo, un Icardi o un Milik, ma anche Belotti, per intendersi. La squadra giallorossa sembra costruita per valorizzare proprio chi di mestiere fa da catalizzatore delle offensive: Salah e Perotti, ma anche Bruno Peres o El Shaarawy chiedono solo questo, che un centravanti spinga i loro assist in fondo al sacco. Dzeko si danna l’anima, non c’e dubbio. E’ il primo a provare di aggredire alto, quando i difensori cominciano a tessere la loro tela, ma poi il bosniaco si perde, o meglio non concretizza quanto dovrebbe.

Cori nel minuto di silenzio Roma e Fiorentina hanno provato a superarsi, con dedizione e impegno. Ma, sia da una parte che dall’altra, e mancato l’ultimo tocco. La prima parte della sfida è andata in archivio con i giallorossi avanti nei punti perchè più pericolosi, nella ripresa meglio i toscani. Calato il sipario non si ricordano effetti speciali, ma una partita comunque giocata con ritmi discreti e discreta vivacità. Vince la Fiorentina, va al tappeto una Roma che manca cosi l’aggancio in vetta al Napoli: i giallorossi avranno da recriminare per l’arbitraggio, ma dovranno riflettere sulla prevedibilità di un gioco che, spesso, va a sbattere contro il muro avversario. Infine c’e una cosa da cancellare nel match di Firenze: i cori di insulti contro la Fiorentina, dalle tribune di fede romanista, durante il minuto di raccoglimento in memoria dell’ex Capo di Stato, Carlo Azeglio Ciampi.

(La Stampa – G. Buccheri)



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