AS ROMA NEWS DERBY LAZIO DYBALA – Intorno al derby di Roma volano i corvi delle paure per l’ordine pubblico e delle polemiche calcistiche, pronte a rinfocolarsi se una delle due squadre perdesse una Stracittadina dal sapore di Champions League, scrive La Gazzetta dello Sport.
A chi affidarsi, quindi, per avere la certezza di un estetica che sia piacevole e funzionale al risultato? Nessun dubbio: solo Felipe Anderson e Paulo Dybala possono riscattare il match dal clima di nervosismo che aleggerà sul campo come uno spettro. Ognuno con le proprie caratteristiche, il brasiliano e l’argentino sono i portabandiera di due scuole calcistiche che hanno scritto la storia del calcio, e non sorprende che i loro allenatori, Maurizio Sarri e José Mourinho, li considerino imprescindibili.
Pensando alla Roma, è noto come Napoleone Bonaparte preferisse i generali bravi a quelli fortunati ma, se ci trasferiamo al calcio, poter avere a disposizione uno come Dybala per il derby di Roma, significa avere a disposizione entrambe le opzioni, perché la Joya da quando è in Italia non ha mai perduto una stracittadina. Morale: oltre ad essere un talismano, l’attaccante ha anche un piede sinistro che canta. Il che, giocando per la prima volta da giallorosso contro la Lazio, può essere la chiave di volta di una sfida che per la squadra di Mou ha il sapore della rimonta e della rivincita.
Inutile nasconderlo: Dybala è l’uomo in missione per conto dello Special One. È il cannoniere della squadra, l’uomo in grado di segnare anche da fuori area, come dimostrano le 29 reti realizzate da quando è in Italia (e in questo periodo nessuno ha fatto meglio di lui calciando da oltre i sedici metri), quello che sa accendere la fantasia. E che la squadra biancoceleste faccia bene a temerlo lo si capisce anche dal suo “score” storico.
L’ex juventino, infatti, ha già segnato sette reti in campionato agli avversari di oggi. Non basta. Visto che la squadra giallorossa ha nei calci piazzati probabilmente la propria arma migliore per fare gol, nessuno nella Roma sa battere angoli, crossare dalla trequarti e tirare le punizione come Paulo. Perché il calcio, anche se qualche volta si tende a dimenticarlo, è innanzitutto una questione di tecnica. E in Italia in pochi sono al livello della Joya. La delicatezza della partita, visto anche il distacco dalla Lazio, è fuori discussione. Ma è ovvio che il risultato di fine stagione condizionerà il futuro di tanti.
Se la questione Mourinho vive del rapporto personale tra l’allenatore portoghese e la famiglia Friedkin, anche la Joya sarà chiamato a fare una valutazione. L’ambizione, per certi versi, resta quella che da ragazzo gli ha fatto lasciare l’Argentina per andare alla conquista dell’Europa e quindi tocca al club soddisfarla. Certo, la clausola di rescissione esiste, e pesa 20 milioni per l’Italia e 12 per l’estero. Com’è noto, però, si può anestetizzare aumentando il suo ingaggio da 4,5 milioni a 6 milioni a stagione, ma è naturale che dietro ci deve essere anche la piena soddisfazione delle parti. E allora? Meglio cominciare a vincere il derby. Il futuro, a quel punto, sarà senz’altro più sereno.
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