Rassegna stampa
“Anna Frank è romanista” lo sfregio che indigna l’Italia
(La Repubblica – M. Pinci) Un euro. È questo il prezzo per consentire a una curva squalificata per razzismo di imbrattare con adesivi antisemiti l’altra curva dello stadio. Una galleria degli orrori: durante Lazio-Cagliari, alcuni ultrà laziali riempivano la Curva Sud, in cui avevano traslocato, di adesivi con la scritta “romanista ebreo”. E soprattutto, del volto di Anna Frank fotomontato su maglie romaniste, perché nella logica ultrà dare dell’ebreo è un insulto: è successo anche a colori invertiti, in passato (slogan e scritte sui muri, “Anna Frank tifa Lazio”). Per l’idiota da curva, è un’offesa: come scrivere “romanista frocio” o “romanista Aronne Piperno”, citando l’artigiano di religione ebraica del marchese del Grillo. Gli Irriducibili, gruppo che ha firmato quegli adesivi, la liquida come “goliardia”, la Procura della Federcalcio ha invece aperto un fascicolo per razzismo. Ma dietro c’è una storia paradossale.
Gli ultrà laziali, allo stadio, non avrebbero nemmeno dovuto esserci: dopo gli ululati contro i calciatori del Sassuolo Adjapong e Duncan, il giudice sportivo aveva deciso la chiusura della Curva Nord laziale per due turni, visto che gli ultrà biancocelesti erano pure recidivi. Bocciati i ricorsi alla giustizia sportiva, la Lazio ha fatto da sé. Inventando un artifizio che consentiva, agli abbonati della curva chiusa, di acquistare un biglietto per l’altra curva (solitamente invenduta) al prezzo simbolico di un euro: bastava entrare sul sito del club, digitare alcuni codici per “annullare l’abbonamento” soltanto per la gara in questione e acquistare il tagliando. La beffa è che il club di Lotito l’aveva vestita come manifestazione contro il razzismo: “We fight racism”, il titolo del progetto che doveva sposare chi acquistava il ticket.
La Lazio, che ha ricucito il rapporto con gli ultrà, interpretava il dispositivo di chiusura della curva come legato al settore: come se la squalifica valesse per i seggiolini e il cemento, non per le persone che li frequentano: «Un’iniziativa motivata dalla necessità di far entrare quegli abbonati che non erano colpevoli di atti riprovevoli», spiega una fonte della società romana. In ogni caso, nessuna delle istituzioni s’è opposta: l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive non ha alzato il sopracciglio di fronte alla pubblicizzatissima iniziativa del club di Lotito. La Questura ha forse sottovalutato la vicenda, ma non era di sua competenza: la Lega di A doveva garantire l’applicazione di un dispositivo firmato dal suo giudice, ma non ha ravvisato irregolarità sulle norme di vendita che impediscono a un tesserato di acquistare biglietti per altri settori.
Cosa rischia adesso la Lazio? Difficile che il procuratore della Figc Pecoraro entri nel merito dell’iniziativa che ha permesso a una curva squalificata di entrare in altro settore: se però identificasse i presupposti del razzismo (per le immagini non serve la percettibilità), potrebbe far giocare la prossima gara a porte chiuse, oltre a multare per non meno di 50mila euro. «Fatto inqualificabile», il commento di Tavecchio. Per il ministro Lotti: «Non è sport, ma un episodio da condannare e punire». Lotito, per prendere le distanze dai propri ultrà, oggi avrebbe dovuto far visita alla Sinagoga. Ma la Comunità ebraica avrebbe voluto un gesto di condanna forte e a ieri notte non si era trovato un accordo. Il club con la questura indaga per identificare i responsabili di quel gesto. Il caso è più ampio e poche ore fa l’Uefa ha annunciato un’inchiesta pure su presunti cori razzisti dei romanisti a Londra. Il nuovo modello di sicurezza negli stadi consente ai presidenti di ritirare l’abbonamento ai soggetti indesiderati: farlo con i razzisti, sarebbe una rivoluzione
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