NOTIZIE AS ROMA DE ROSSI – A che punto è la notte? Daniele De Rossi lo chiede al cielo di Madrid, sapendo che per lui questa non sarà una partita come tutte le altre. A che punto è la notte della Roma? Di una squadra che ha fatto due punti nelle ultime tre partite subendo ben sette gol? “Siamo i primi a chiedere di più – spiega il capitano giallorosso –. Dobbiamo voler fare di più, ma anche un anno fa eravamo la stessa squadra che prima era stata criticata. Se poi la stagione è finita in maniera soddisfacente, posso essere solo fiducioso”
Daniele, pronto a fare da chioccia all’emergente Zaniolo, in fondo vuole elaborare il lutto delle cessioni che attanaglia da tempo l’universo giallorosso. “Le stagioni da sempre e per sempre saranno figlie del mercato. Il calcio funziona così, non solo con questa proprietà. Si sono sempre venduti i migliori giocatori per poi comprarne altri che dopo qualche anno sarebbero diventati forti come quelli che c’erano prima. La Roma si è sempre rigenerata nonostante le cessioni fisiologiche, sono nel destino di questa società”. Il calcio è anche affondare i tacchetti nell’erba del Santiago Bernabeu, ricordando emozioni non ancora sfiorite. L’ultima sconfitta vissuta qui con l’Italia di Ventura, ad esempio, che proprio quella notte finì per farsi inoculare nell’anima il germe della mediocrità.
“Appena sono entrato ho preso una ventata di negatività che voglio cancellare immediatamente. Un pizzico della nostra eliminazione penso sia nata quella sera lì e ha rovinato una Nazionale che aveva fatto bene. Quella serata, perciò, non me la porto in campo proprio perché è stata brutta”. La cosa certa è che De Rossi scenderà in campo con la fascia al braccio. Quella personalizzata che gli è costata ieri mille euro di multa (come Florenzi) e che in campionato accantonerà. “Ne avevo già parlato con l’allenatore. La cosa che mi dà fastidio è che sono rimasto solo io insieme a quelli della Fiorentina, e per rispetto verso di loro – che hanno motivazioni più importanti – metterò la fascia della Lega. Però non c’era bisogno di uniformare; il nostro calcio ha problemi più importanti. Ho sentito dire da gente che stimo come Costacurta e Tommasi che cercheranno di togliere questa regola”.
(Gazzetta dello Sport)
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