(Il Tempo – A. Austini) Diciassette giorni dopo l’ultima, maledetta partita contro l’Inter. A un anno e un mese da una notte altrettanto sfortunata vissuta nello stesso stadio con il Porto. La Roma ritrova la Champions e riparte da un esame ancora più duro di quello rinviato contro la Samp: all’Olimpico arriva l’Atletico Madrid del Cholo Simeone, vicecampione in due delle ultime quattro edizioni. Un ritorno nella coppa più emozionante che coincide col debutto di diversi giocatori. E dell’allenatore, visto che Di Francesco finora ha giocato solo l’Europa League l’anno scorso col Sassuolo. Superata l’inevitabile emozione, oggi vuole dimostrare che la sua Roma c’è, nonostante sia finita per forza di cose fuori dai radar. «È logico – dice il tecnico abruzzese – che in questo momento siamo un po’ dimenticati. Se avessimo vinto a Genova staremmo a parlare della Roma. Adesso pensiamo a fare una bella partita contro l’Atletico». Come? «Voglio vedere una squadra determinata come quella che abbiamo davanti. Dovremo adeguarci a loro, sarà una battaglia vera. Mi auguro sia un esordio vero, la Roma ha vinto pochino in Champions (solo 2 volte in 16 gare dell’era americana, ndr) e questa sfida può essere già determinate per la qualificazione». Sì, perché il Chelsea di Conte appare un gradino sopra a tutti (ma Monchi non è d’accordo e vede proprio gli spagnoli favoriti) e dal doppio confronto con l’«Atleti» passerà gran parte del destino giallorosso. Il rispetto per il rivale è massimo, ma Di Francesco è convinto di potersela giocare. Ieri ha lasciato la squadra libera dopo l’allenamento, il ritiro inizia stamattina a Trigoria e prosegue nell’hotel non lontano dall’Olimpico dove studiare gli ultimi dettagli del match che si giocherà davanti agli occhi del «padrone» Pallotta presente in tribuna. «Loro sono meno estetici e più pratici, ma raggiungono sempre l’obiettivo. Abbiamo pensato qualcosa per metterli in difficoltà. Passa attraverso il nostro gioco, sfruttando le loro carenze: abbiamo le qualità per poter far male. Per esempio Strootman, che è un leader: noi abbiamo bisogno di giocatori così che si prendano le responsabilità». Kevin è seduto al suo fianco e non vede l’ora di accontentarlo, lui che la Champions finora l’ha giocata per pochi minuti a Mosca, playoff col Porto a parte. «La sconfitta ai preliminari dell’anno scorso – ricorda Strootman – è stata molto pesante, per un giocatore la cosa più bella è giocare questo torneo». Kevin non ha potuto farlo prima per colpa del gravissimo infortunio al ginocchio e adesso ci si interroga se possa mai tornare il giocatore devastante di prima. «Spero mi possiate rispondere dopo la partita con l’Atletico. Due anni fermo per un calciatore sono tanti, forse ho cambiato qualcosa nel mio gioco, sicuramente devo allenarmi di più e stare sempre attento, però mi sento bene. L’unica cosa che mi manca ancora è che quando sono stanco sbaglio troppe cose facili. Si parla sempre del nostro centrocampo ma io per primo devo migliorare». Non se la sente neppure di dire se la Roma di oggi sia migliore o indebolita rispetto all’anno scorso. «Sono andati via quattro giocatori forti ma ne sono arrivati altri. Lo capiremo tra qualche mese». La Juve, che ha provato ad avvicinarlo ad agosto, per lui non è un rimpianto: «Ho rinnovato il mio contratto per 5 anni quindi neanche ci ho pensato a lasciare la Roma». Quando sarà arrivato il momento, magari lo farà per trasferirsi in un campionato più attraente. Intanto c’è una serata di Champions da vivere al 100% con la squadra che lo ha aspettato e guarito. E adesso vuole goderselo fino in fondo.
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