ULTIME NOTIZIE AS ROMA ATALANTA FUORIGIOCO – Le polemiche non si placano. Anzi, si alimentano giorno dopo giorno, interpretazione dopo interpretazione. Il motivo sono i due fuorigioco attivi che hanno portato all’annullamento delle reti del pareggio sia per l’Atalanta (contro la Roma) che per il Milan (contro il Napoli), sui quali se ne sono sentite tante, ognuna con il verso indirizzato ai propri interessi o alle proprie convinzioni, scrive Il Messaggero.
Pochi quelli che hanno davvero analizzato il regolamento, leggendolo (o rileggendolo, sarebbe meglio…) nella regola 11, quella appunto del fuorigioco. Trentalange, il presidente dell’Aia, ieri ha parlato alla Politica nel Pallone (Radiouno) ed ha promosso sia Irrati che Massa, bacchettando solo Nasca, il var della partita di Bergamo, per non aver mandato Irrati a rivedere la posizione attiva di Palomino alle spalle di Cristante.
Ma è un difetto di forma, non di sostanza, perché il braccio del nerazzurro sulla schiena del centrocampista giallorosso ha reso attiva la posizione irregolare del primo, come recita il regolamento: «Compiere atti o gesti che hanno un’evidente influenza sulla capacità di un avversario di giocare liberamente il pallone». E chissà che l’incomprensione non sia stata proprio sul tocco, che Irrati ha interpretato del pallone, mentre Nasca intendeva sull’avversario.
La procedura è stata invece corretta domenica sera a San Siro, tra Di Paolo e Massa, con quell’on field review nel finale che ha portato all’annullamento della rete dell’uno a uno di Kessie. Perché, come a Bergamo, anche a Milano il fuorigioco di Giroud è stato considerato attivo in quanto il francese, una volta finito a terra, ha condizionato, sia pure involontariamente, la capacità di Juan Jesus di giocare il pallone. Dunque, secondo il regolamento, quando c’è un contatto fisico tra un attaccante in fuorigioco e un difensore, c’è punibilità, a prescindere dall’intenzione di interferire con l’avversario. Anche se i contatti possono essere leggeri in un’ottica di parte.
D’altronde, in una regola come quella del fuorigioco, che l’arrivo della Var ha reso più giusta, se dovessero entrare in gioco anche le interpretazioni (quelle chieste da Gasperini e Pioli) davvero si rischia di finire in quel vortice pericoloso in cui è stato portato il fallo di mano, disciplinato da limiti corporei, movimenti congrui e aumenti di volume che spesso mandano in confusione.
A poco, quindi, sembra essere servito l’incontro che la Lega di A ha organizzato a Lissone (per ora solo con una parte della stampa) per far spiegare a Rocchi l’utilizzo della Var. «Il continuo cambio delle regole non aiuta», ha provato a spiegare Trentalange, riferendosi però ai suoi arbitri. «Che non hanno piacere di avere tantissimi spazi interpretativi e continui cambiamenti. La Var, che è uno strumento di giustizia, evita gli errori e di questo gli arbitri sono contenti». Ad essere scontenti sono però gli allenatori, e non è poco.
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