Via dall’Olimpico, magari via da Roma. Assomiglia a una provocazione, più che a una reale dichiarazione d’intenti, ma lascia comunque il segno. Nel giorno in cui il presidente Pallotta torna in città dopo 92 giorni, proprio per incontri politici legati al progetto sullo stadio di proprietà, il direttore generale Mauro Baldissoni invia un messaggio forte alle istituzioni e al Coni: «L’Olimpico è grande, troppo grande e quindi difficile da riempire – spiega alla radio di famiglia – anche in presenza di una grande partecipazione, i tifosi si disperdono e l’effetto diventa penalizzante per la squadra. Ne ho parlato a Spalletti dopo aver visto lo stadio di Oporto: magari dovremmo considerare l’ipotesi di giocare in un impianto più piccolo, con gli spettatori attaccati al campo e senza le difficoltà infrastrutturali che presenta lo stadio Olimpico. Aspettando ovviamente che si costruisca il nostro, di stadio».
IL CASO Baldissoni si riferisce alle problematiche d’accesso al parco del Foro Italico, con pochi parcheggi disponibili e un’insoddisfacente rete di mezzi pubblici che servono lo stadio, ma anche alle disposizioni di sicurezza della questura e dalla prefettura di Roma, che rischiano di allontanare ancora di più la gente dallo stadio. «L’Olimpico non è casa nostra ma di qualcun altro – continua Baldissoni, riferendosi al Coni proprietario – e questo ci vincola. Noi abbiamo fin dal primo momento avviato un percorso con gli enti preposti alla sicurezza per tornare alla normalità, che per noi è la fruizione gioiosa dell’evento sportivo nel fine settimana, quello che unisce genitori e figli, la parte più spensierata del tempo libero. I tifosi non sono criminali. I tifosi sono tifosi e devono essere trattati come tali e messi nella condizione di manifestare liberamente la propria passione. In sicurezza naturalmente. Senza transigere con chi commette reati o mette a rischio l’incolumità pubblica. Ma in queste prime partite mi pare non sia successo niente…».
DISTANZA La Roma si è resa conto che il progressivo spopolamento dell’Olimpico, alimentato anche dalla protesta della Curva Sud contro le barriere che dividono i settori, sta danneggiando la squadra. E le recenti multe che hanno colpito i tifosi che non hanno rispettato il loro posto durante Roma-Porto hanno riacceso la polemica. Per questo Baldissoni cerca di prendere posizione a favore del pubblico, senza per questo intralciare il lavoro delle istituzioni. La “minaccia” di allontanarsi dall’Olimpico peraltro non è nuova. Anche Claudio Lotito anni fa promise di portare la Lazio a giocare a Valmontone, tra Roma e Frosinone, e addirittura a Firenze. Ancora più rumorosa, a Cagliari, fu il percorso intrapreso da Massimo Cellino, che si trasferì a Trieste e poi nel piccolo stadio di Is Arenas per i dissidi con il Comune. Resta da capire dove invece potrebbe giocare la Roma. Sicuramente non allo stadio Flaminio, che non è a norma per posizione e infrastrutture e versa da anni in uno stato di degrado. Ancora più difficile sarebbe immaginare la Roma che esca dal Raccordo Anulare: in teoria potrebbe trasferirsi a Pescara, visto che l’Adriatico è omologato anche secondo i parametri Uefa, ma i rapporti difficili tra le tifoserie renderebbero poco sicura, oltre che scomoda, la vita in trasferta. Ecco perché quella della Roma è un’ipotesi quasi fantascientifica. Una richiesta di attenzione al problema Olimpico, più che una vera volontà di emigrare.
CONCORDIA Sul tema si è espresso ieri anche Luciano Spalletti, tornato al lavoro dopo il terribile lutto che ha colpito la moglie Tamara: «L’Olimpico vuoto è dannoso per la squadra. Non solo non rafforza, ma toglie. Questo è un dato di fatto. Il problema riguarda la società ma se mi verrà chiesto un parere, dirò di nuovo la mia».
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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