Ormai si può dure: Pjanic è un calciatore della Juventus. E a volere il trasferimento è stato il bosniaco e non la Roma. Parola del dg Baldissoni che ieri ha lanciato un duro j’accuse nei confronti dei media: «Noi siamo qui per tutelare i nostri tifosi che vengono avvelenati. Non si può vivere in questo clima, anche il ragazzo è stato insultato ma ha esercitato un suo diritto. Pallotta aveva detto che non voleva venderlo, ed è vero, ma ha detto anche che non dipendeva da noi perché aveva una clausola. Pjanic va via con la clausola e allora diventa ‘Pallotta dice bugie’. Tutto questo non è normale. Come non è normale che bisogna tirare fuori documenti privati per smentire sciocchezze».
Eppure qualcosa stride. Soprattutto nella volontà di far uscire la Roma dalla vicenda come un soggetto passivo, che ha subito la situazione. In realtà il club qualcosa avrebbe potuto fare. Pjanic ha il contratto in scadenza nel 2018 e quindi la società, se lo avesse ritenuto opportuno, poteva accontentarlo, aumentargli lo stipendio, rinnovare l’intesa e togliere la clausola rescissoria (o alzarla a somme ben più elevate). Non averlo fatto non può venir considerata un’imposizione da parte di terzi ma una scelta. Ieri Marotta e Baldissoni hanno dichiarato come la decisione di usufruire della clausola sia stata una mera volontà del calciatore ribadendo che tra i club «non c’è stata nessuna trattativa ma solo incontri tecnici per definire le modalità di pagamento».
Eppure una somma diversa dai 30,4 implicherebbe un accordo tra le parti (o il calciatore che lascia sul piatto 1,6 milioni…) che andrebbe ben oltre «gli incontri tecnici per definire le modalità di pagamento» della clausola. Senza contare che questa andrebbe pagata in un’unica tranche. E invece da Torino continua a trapelare che il pagamento avverrà in tre rate.
(Il Messaggero – S. Carina)
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