«Abbiamo chiuso l’accordo con Valmontone: lì farò lo stadio della Lazio». Era il 12 settembre del 2007 e il presidente Lotito spiazzò media e tifosi con un annuncio che poi nel tempo non ha trovato seguito. Nove anni dopo il dg della Roma, Baldissoni, seppur con toni certamente meno perentori e più simili ad una provocazione (volta magari a sollecitare cambiamenti nella gestione dell’Olimpico che tra l’altro andrà ridiscussa a fine stagione visto che scade il contratto d’affitto dell’impianto) lancia la sfida: «Se vediamo che le difficoltà di fruibilità continuano e si riducono gli spettatori, forse dovremmo iniziare a considerare stadi diversi e più piccoli». Parole sposate in toto da Spalletti: «La penso come Baldissoni, il suo è il mio pensiero». Apriti cielo. Il messaggio rimbalza in città lasciando alquanto perplessa (eufemismo, ndc) la tifoseria. Di certo l’Olimpico formato acquario è un problema che va risolto. Difficile che lo si possa fare traslocando in un impianto di un’altra città. Perché lo scenario attuale propone solo questa possibilità: il Flaminio, possibile meta, è infatti inagibile. Rimarrebbero gli stadi delle province limitrofe o di regioni vicine come l’Umbria. Ma se il remoto spostamento in un’altra piazza potrebbe coinvolgere nuovamente gli ultras (che così aggirerebbero le disposizioni della Questura e della Prefettura di Roma) farebbe però perdere al club migliaia di abbonati nelle famiglie, poco inclini a sobbarcarsi ogni 15 giorni chilometri in auto per recarsi altrove. Se di provocazione dunque si tratta, questa ha il merito di riportare in auge quella che ormai è diventata una normalità anomala’. Senza contare che il nuovo giro di vite imposto dalle istituzioni (50 multe in 3 partite per cambio di posto, trasformato in «ostruzione delle vie di sicurezza» anche con settori semivuoti) non aiuta di certo «a creare quell’ambiente che la Roma va cercando. Noi abbiamo avviato un percorso per tornare alla normalità. E speriamo porti anche all’eliminazione delle barriere che nel nuovo stadio non ci saranno», la conclusione di Baldissoni a Roma Radio.

ECCO JIM – Poco prima, era sbarcato nella capitale il presidente Pallotta: «Tutti vogliamo che la curva Sud torni a tifare ma per le barriere non possiamo fare nulla. L’Olimpico non è uno stadio di mia proprietà». E poi: «Non capisco perché dopo l’eliminazione col Porto tutti siano andati fuori di testa. Io penso che la squadra sia forte». Tema rinnovi: «È tutto ok, non ci sono problemi con i calciatori e lo staff tecnico. Ma nemmeno novità». Neanche, quindi, sul contratto di Sabatini, in scadenza a giugno: «Parlerò con Walter e vedremo se vorrà restare o meno». A giugno il ds sembrava avere le idee chiare: «Sicuramente sarà il mio ultimo anno alla Roma».

(Il Messaggero – S. Carina)



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