Josè Mourinho

ULTIME NOTIZIE AS ROMA MOURINHO – José Mourinho è di tutti. Ne ha data esemplare testimonianza quando, fermatosi alle bancarelle con esibizione di stampe e libri in Piazza Fontanella Borghese, ha accettato di dividere il suo tempo con chi vive tra i volumi e spolvera prime edizioni ma è, soprattutto, tifoso della Roma, scrive La Gazzetta dello Sport.

«Ma è lui?» – è stata la domanda dei presenti che, sollevandosi, è giunta fino al Mausoleo di Augusto. Era proprio lui che se ne andava a spasso per l’Urbe già innamorato dei marmi e delle scheggiature di Roma antica. Aveva in sé quella gioia che s’avvista già nello sguardo e che nel mitreo del cuore si chiama felicità. Se fossi stato un poco in confidenza, lo avrei condotto ovunque, gli avrei donato tutto il mio tempo, magari portandolo al Foro, all’Ara di Cesare, alle Terme di Diocleziano dove le lapidi degli «Equites Singulares Augusti», ovvero la guardia scelta dell’Imperatore, non erano che un prologo agli odierni veterani in casacca giallorossa.

E come mi sarei potuto esimere dal fare un simile raffronto di fronte a quella intensità poetica (di cuore) di Mourinho che vuole sentire l’inno con tutti i calciatori presenti? Ecco, pensavo a tutte queste cose mentre il mister osservava quanto era esposto sulle bancarelle e finendo magari su Fernando Pessoa, suo illustre conterraneo, forse avrà pensato a “Una sola moltitudine”, ma come nuovo sistema di gioco per la Roma, vale a dire una strategia volta innanzitutto a non prenderle e poi ad elaborare con autorità delle astute controffensive.

Nessuno aveva nella Piazza il coraggio di andare incontro a Mourinho, di “infastidirlo” e questo perché si vedeva che voleva gustarsi in solitudine ogni cantuccio di Roma. Ma il coraggio l’ha invece avuto Claudia, una giovane donna che lì gestisce alcune bancarelle. È stata lei a chiamarlo e a chiedergli se era possibile immortalarsi in una istantanea.

Con un sorriso lieve Josè ha risposto con un sì composto ma gioviale. È proprio il caso di dire che sono i libri a far avvicinare le persone, e dunque evviva Mourinho ma anche le bancarelle di Fontanella Borghese. Il libro da scrivere, ho pensato, sarebbe L’umanità di Mourinho, un volume lirico che parlerebbe poco di calcio e che avrebbe come architrave narrativo la storia, l’esistenza, i raffronti sublimi con i grandi del Portogallo, da Pessoa a Saramago, con lievi incursioni di esistenze da non dimenticare, da Ferreira a Coluña a Simoes, Torres, Eusebio, Bento, Veloso, Chalana, Jaime Pacheco, Diamantino.

Ma altre domande m’hanno invaso: «Da dove José proviene, quale strada ha percorso per giungere fin qui? Durante il percorso avrà ancora pensato a Granit Xhaka? E di quanto sarebbe cambiato il quadrilatero giallorosso con quel bad boy?» Mister, rimanga a vivere qui, Roma ha bisogno del suo sorriso.



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