Luca Barbarossa

(Gazzetta dello Sport) Ha portato all’Ariston «Passame er sale», una canzone in romano («Non romanesco, qui si sente il suono autentico della città») nel Festival più romano che ci sia stato. Perché Luca Barbarossa ama Roma in modo viscerale. E allo stesso modo ama la Roma: «Da sempre, anche nei periodi più duri, perché quando vedo qualcuno in difficoltà io mi appassiono».

Quindi che idea si è fatto di questo momento?
Giudico la squadra dalla volontà, dalla grinta che mostra in campo. E a me sembra che Di Francesco e i giocatori comunque ce la stiano mettendo tutta. Certo, c’è un po’ di stanchezza, anche perché non ci sono i ricambi che club che hanno fatto maggiori investimenti possiedono.

Colpa della società quindi?
Sinceramente oggi non so più quale sia la società ideale, se cinese, americana o romana. A me piacerebbe avere qualcuno che mastichi di calcio e che non abbia altri scopi, diciamo, imprenditoriali. Vorrei davvero che la Roma torni ad essere un’eccellenza.

Ma è così difficile vincere nella capitale?
Sì, ma la responsabilità va cercata in noi. Sento sempre gente che se la prende con il tale arbitro o il tale giocatore avversario, ogni tanto riviene fuori il gol di Turone… Torniamo a pensare a noi stessi. E portiamo pazienza.

Pazienza?
Il successo si costruisce giorno dopo giorno, pianificando un progetto di anni.

Quindi fiducia a Di Francesco?
Eh sì, ma io l’avrei data anche a Spalletti.

Parliamo di Roma città?
La amo in modo viscerale, anche in momenti difficili come questo. È una città ferita che va sanata, grazie anche all’impegno di ognuno di noi. Anche questo ho voluto dire nel titolo del mio nuovo album, “Roma è de tutti”, racconta di vicende umane e storie popolari che vengono dal basso, per questo è interamente in dialetto.

Avverte la romanità di questo Festival? Ieri tra l’altro ha duettato con un’altra romana e romanista doc come Anna Foglietta…
Beh sì, è pieno di amici, da Claudio e Picchio (Baglioni e Favino, ndr ) al gruppo del Dopo Festival. Sono talenti romani diventati universali, come vorrei fosse la mia città.



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