Il secondo tempo della partita sullo stadio della Roma all’Eur si gioca con la regia di Marcello De Vito. Il Campidoglio va in pressing sul IX Municipio e sfodera il poker in un consiglio domenicale più che straordinario. Il presidente dell’aula capitolina, il capogruppo Paolo Ferrara, l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori e Alessandra Agnello dalla commissione omonima: in quattro sbarcano alla seduta festiva per tenere la barra dritta del municipio, che doveva esprimere il parere obbligatorio per l’opera. Senza, niente discussione in Giulio Cesare sulla delibera di pubblico interesse che scade il 15 giugno insieme alla conferenza dei servizi. Non bastasse insomma lo «spauracchio Grancio» – la consigliere del M5S sospesa per aver avanzato dubbi sullo stadio – dal Comune sono arrivati i rinforzi, dopo la débacle di venerdì con il caos dell’assemblea municipale, tra urla, polizia in aula, ostruzionismo delle opposizioni e rinvio. Ci sono volute comunque altre otto ore per il voto favorevole dei pentastellati dell’Eur: compatti i presenti, assenti (casualità) proprio i due che avevano mostrato dubbi sulla fretta nell’avallo del progetto, Alessandra Tallarico e Paolo Mancuso. Identica la trama del consiglio-bis ma con il «manuale devitiano» a correggere le inesperienze del M5S locale. «Siamo qui per fare squadra» assicura il presidente del consiglio capitolino, ma è lui che regge le fila di una giornata trascorsa a combattere i cavilli burocratici, usati come armi dal Partito Democratico e da FdI e Fi, ritirati presto dalla contesa. Regolamenti e articoli alla mano, persino chat whats’up in tempo reale con gli uffici del Campidoglio, De Vito consiglia, serra le fila della maggioranza e sprona. Tanto che dal pubblico c’è chi lo appella «burattinaio».
Ma la battaglia sui tecnicismi è costante tra duri scontri. «Manca una firma, non c’è l’urgenza della seduta, non c’è l’avviso pubblico del consiglio. Tutto illegittimo. – attacca il dem Manuel Gagliardi – Un municipio commissariato da Ferrara e De Vito». Su input di quest’ultimo si chiede la chiusura anticipata e subito al voto dei ben 91 emendamenti del Pd, che poi ritenta la carta-beffa di venerdì: le sette ore regolari del consiglio sono terminate (ore 16.30) e «non avete votato la proroga». E di nuovo caos. Schiamazzi, scambi di accuse con regolamenti da interpretare, la polizia a calmare fisicamente gli animi. «Stanno cedendo, devi forzare la mano», Marcello De Vito incalza in un capannello il presidente dell’aula che dà il via libera al voto. Tensione alle stelle, i dem alla fine vengono espulsi. Dopo 14 ore ecco il parere favorevole del IX Municipio allo stadio della Roma, ma tra grida ironiche «onestà, onestà». «Avete tenuto in scacco il consiglio, noi volevamo far parlare i cittadini», critica Dario D’Innocenti, mini-sindaco dell’Eur. «Atto votato irregolare, sporgeremo denuncia. – anticipa il Pd – La maggioranza telecomandata da De Vito ha piegato vergognosamente le regole alle proprie esigenze, aprendo un municipio di domenica senza giustificata urgenza e con un costo per i cittadini di circa 15mila euro».
(Corriere della Sera)
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